Pochi nomi sono Nome Omen come Alice, un nome evocativo, che sa di surreale, utopico, libero e sognante, psichedelico quanto basta da renderlo irrinunciabile.
Un nome valigia si potrebbe dire che contiene tante diverse Alice di libri, cinema e canzoni ma evoca e riconduce sempre comunque ovunque a lei, l’Alice di Lewis Carroll che compie 150 anni senza perdere in allure ed attualità! Chi si chiama Alice non può non credere di poter colorare il mondo e in qualche modo anche di cambiarlo, non può non amare bricchetti di pozioni magiche, chiavi vintage e biscotti rimpicciolenti.
Alice è un simbolo, sa di paradosso, porta altrove e permette di arrivare in un punto estremamente lontano da quello di partenza. E’ il nonsense, il surreale come sublime piacere, come fantasia fumosa, lieve e seria allo stesso tempo come tempo che si dilata, si attenua e si ferma, si fa riacciufare dalla curiosità e a tratti dal coraggio.
Come ho amato e trovo un appuntamento da ripetersi ad intervalli regolari la svagata ragazzina Carrolliana, ho adorato la versione teatrale che ne ha fatto Lella Costa in “Alice, una meraviglia di paese” e non solo per gli abiti di Marras ( non siate superficiali come lo sono stata io con quell’abito voluttuoso, bianco e danzante! )
Alice diventa una donna piena di stupori, di slanci che lotta contro le ingiustizie del mondo contemporaneo, di cui svela contraddizioni ed angoli bui e lo scopre attraverso una screpolatura dell’aria, un buco nella terra o uno specchio indebolito.
“Credere all’impossibile è solo questione di esercizio” obietta la Regina ma Alice ha una fantasia sfrenata ed un’invettiva linguistica tipiche di chi esplora per forma mentis.
“E se “pensare confonde le idee” o è consigliabile, come ci dice Alice, imparare a guardare ogni cosa con una sorta di strabismo mentale, sarà forse utile (e divertente) attraversare pure i paradossi e i controsensi del mondo contemporaneo alla ricerca della follia e dell’insensatezza del nostro paese delle meraviglie, spesso troppo simile ad una partita a scacchi giocata da Re decerebrati e arroganti Cappellai matti. “
Giorgio Gallione
Alice è tutte noi, come la descrive Lella Costa stessa:
“È tutte noi ragazze che a ogni età e in ogni situazione ci sentiamo vagamente a disagio, o fuori posto, troppo grandi o troppo piccole o magre o grasse, comunque inadeguate, comunque incapaci di scegliere la parte giusta del fungo, la cosa giusta da fare.”
Tratto dal monologo:
“Le dici magra, si sente grassa
Son tutte bionde, lei è corvina
Vanno le brune, diventa albina
Troppo educata, piaccion volgari
Troppo scosciata per le comari
Sei troppo colta preparata
Intelligente, qualificata
Il maschio è fragile, non lo umiliare
Se sei più brava non lo ostentare
Sei solo bella ma non sai far niente
Guarda che oggi l’uomo è esigente
L’aspetto fisico più non gli basta
Cita Alberoni e butta la pasta
Troppi labbroni non vanno più
Troppo quel seno, buttalo giù
Bianca la pelle, che sia di luna
Se non ti abbronzi, non sei nessuna
L’estate prossima con il cotone
Tornan di moda i fianchi a pallone
Ma per l’inverno la moda detta
Ci voglion forme da scolaretta
Piedi piccini, occhi cangianti
Seni minuscoli, anzi giganti
Alice assaggia, pilucca, tracanna
Prima è due metri, poi è una spanna
Alice pensa, poi si arrabatta
Niente da fare, è sempre inadatta
Le dici magra, si sente grassa
Son tutte bionde, lei è corvina
Vanno le brune, diventa albina
Troppo educata, piaccion volgari
Troppo scosciata per le comari
Sei troppo colta preparata
Intelligente, qualificata
Il maschio è fragile, non lo umiliare
Se sei più brava non lo ostentare
Sei solo bella ma non sai far niente
Guarda che oggi l’uomo è esigente
L’aspetto fisico più non gli basta
Cita Alberoni e butta la pasta
Troppi labbroni non vanno più
Troppo quel seno, buttalo giù
Bianca la pelle, che sia di luna
Se non ti abbronzi, non sei nessuna
L’estate prossima con il cotone
Tornan di moda i fianchi a pallone
Ma per l’inverno la moda detta
Ci voglion forme da scolaretta
Piedi piccini, occhi cangianti
Seni minuscoli, anzi giganti
Alice assaggia, pilucca, tracanna
Prima è due metri, poi è una spanna
Alice pensa, poi si arrabatta
Niente da fare, è sempre inadatta
Alice morde, rosicchia, divora
Ma non si arrende, ci prova ancora
Alice piange, trangugia, digiuna
E’ tutte noi, è se stessa, è nessuna.”
E voi non vi siete sentite talvolta, se non spesso: “mai abbastanza”?
Però Alice impara strategicamente come sfuggirne: ” coltivando il nonsenso, andando a “lezione di oblio” o frequentando la scuola della Finta Tartaruga che insegna a scrivere con “pinna e calamaro” e dà ripetizioni di “Dissenno”. Ma Alice alla fine è anche inseguire “una specie di speranza disperata”, consapevoli che talvolta viviamo prigionieri dei sogni altrui e che la “meraviglia di paese” in cui viviamo spesso è nient’altro che un mondo odioso e sgarbato. “ - Giorgio Gallione che ha curato i testi con Lella Costa -
Buoni 150 anni Alice…sei stata il passepartout per generazioni,
te lo posso dire: SEI TUTTE NOI!
Lewis Carroll “Alice nel paese delle meraviglie” 23 giugno 1865- 23 giugno 2015
Le foto di questo post sono di Lissy Elle Laricchia: qui il suo Flickr CHE TRIP!
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Tra le mie citazioni del cuore:
“Sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi…
per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti.”
“E tu chi sei?” Domando’ il bruco.
Intimidita Alice rispose
“Io a questo punto non lo so piu’, signore, o meglio, so chi ero stamattina quando mi sono alzata, ma da allora credo di essere cambiata piu’ di una volta”
Alice: “Quale via dovrei prendere?”.
Gatto: “Dipende da dove vuoi andare”.
Alice: “Poco importa dove”.
Gatto: “Allora poco importa quale via prendere”.
2 Commenti
bellissimo questo post, forse dovevano chiamarmi Alice! smack
è il nostro secondo nome Vale, in realtà!