Celebro le donne da cui provengo

 e che mi porto addosso!

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La festa della donna non mi è mai appartenuta, non sono mai uscita con le amiche a festeggiare…forse ora uscirei a cena con Annamaria, con mia figlia si, più come pretesto per crearci un’occasione mia e sua che per festeggiare.

Certo le parlerei di quanto hanno lottato le donne per avere diritti come quelli maschili e da quanto poco tempo storicamente li esercitino!

Di quanto costa ancora oggi guadagnarsi uno spazio riconosciuto e rispettato nel quotidiano, a lavoro, per strada a volte anche in famiglia.

Di quanto per anni siano state svezzate, le donne, a pane e “creati una famiglia con figli e sii felice di accudirla e non avere altre pretese…”.

Di come la mia nonna mi abbia dato un imprinting completamente diverso e rivoluzionario che io, geneticamente e per osmosi da frequentazione, mi riconosco oggi!

Una tempra e una tenacia che ritrovo nelle donne della mia famiglia d’origine e che sento mie e che vorrei regalare anche a te Annina mia!
Sai ti parlo spesso di lei, della mia nonna Lidia, delle sue fettine alla pizzaiola, del suo “sbattutin tosetta, no sta dirlo a to papà che te meto un goceto de café…”, del suo negozio di moda francese in via Barbarigo e poi di giocattoli a Lignano e poi di articoli sportivi…dei suo negozietti strategici per trovare le stoffe giuste, dei km macinati insieme, delle maglie da indianina con il nome e le frange, i costumi di Carnevale pomposissimi cuciti per me…

Ieri mentre facevamo spazio a Leonardo, abbiamo guardato insieme tutto il carrellino di legno della nonna, e ho ritrovato, dopo tantissimo tempo, il primo regalo che il nonno Mario le fece, mentre la aspettava tutti i giorni nel tragitto per andare al lavoro dove la incontrò: interno giorno, Venezia raggiante e lei, bionda occhio azzurro, passo deciso e sorriso furbo, corpo rigoglioso e solido, in uno dei mille ponti venessiani lei lo tramortì esordendo: “Ciao, si ti ho notato…ma quanto prendi di stipendio?”.
Andava al sodo, diretta, tosta, schiva al punto giusto, lavoratrice e sarta esperta, sorridente e coccola a modo suo, nella sua “burberia” con le mentucce zuccherine, le rosanna infilate nel cappottino, la rubrica ad astuccio per imparare le lettere insieme, le canottiere di lana e i galani fritti da lei o le pesche con l’amaretto.
Tornando al primo regalo del mio nonno corteggiatore instancabile, un carillon portagioie con interno bordeaux, che oggi ricaricandolo mi ha aperto vortici di ricordi e di patrimonio emotivo.

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Diventare mamma ti mette necessariamente in contatto con la te figlia, con la te nipote e con le tue figure di cura e accudimento principali. Figure che puoi a tratti aver criticato, disapprovato, a cui ti sei anche opposta, ma che ora sono te…e che sono certa rivedrò anche in te piccola principessa di casa!

Celebro perciò le donne da cui provengo e che porto addosso, a cui devo aggiungere necessariamente le amiche, le rivali, le prof, le parrucchiere, le vicine, le mie stellebuone, le colleghe online e offline, le scrittrici, le cantantesse, le commesse, le attrici, le signore che mi aiutano in casa, le maestre d’asilo, le mie dottoresse del cuore( dalla Nieddu alla Cassetti)…tutte quelle donne con cui la mia biglia di vita si è imbattuta e ha innescato una serie di echi incredibile.

Celebro noi e il nostro modo di essere sempre e comunque madri: di un’idea, di un progetto, di una rinascita, di una svolta, di un nuovo sentiero, di cadere, inciampare e farsi una piangiuta colossale e poi subito una risata pazza, nervosa, di un coraggioso inizio con quella tempra antica delle donne che hanno lottato, seminando le piccole grandi rivoluzioni in noi!

Se potessi nonna ti telefonerei e te lo racconterei che nella donna che sono ci sei tu, tanto di te è in me
Che nella donna che quest’anno è sbocciata, c’è tanta della tempra e della tenacia di mia mamma e che si, le assomiglio…non solo in volto…non mi abbatto…e dopo la giornata più no, mi slancio in su perché so di poterlo fare.

Ti racconterei che nella sensibilità radar di Annamaria ci sono già io ma che spero che lei impari ad amarSI e a bastarSi molto prima di me!

Ti racconterei che la patente l’ho presa, che tu me l’hai regalata e mi ha sempre ripetuto che una donna senza patente non è veramente libera mai e avevi ragione sai!

Tu come al solito ascolteresti il contascatti e butteresti giù la chiamata , formichina come eri e ti stupirei, nonna ABBIAMO I MINUTI GRATIS oggi!

Celebro le donne di cui sono fatta e gli uomini che le sanno GUARDARE!

Buon 8 marzo Annamaria!

Magari ce lo prendiamo un gelato insieme e queste cose te le racconto!

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4 Commenti

  1. Postato 09/03/2015 at 9:34 am | Permalink

    Bellissimo questo modo di festeggiare questo giorno che anche io non amo. ogni cosa va vista dal verso giusto questo il segreto.

  2. Postato 09/03/2015 at 1:39 pm | Permalink

    In effetti il trucco è rivisitare a propria misura ogni cosa ;-)

  3. Postato 09/03/2015 at 10:52 pm | Permalink

    che post carino! io e tua figlia ci chiamiamo nello stesso modo: è la prima anna maria che becco sul web, me ne compiaccio :)

  4. Postato 11/03/2015 at 12:10 am | Permalink

    Davvero?
    E’ un nome antico che le calza a pennello!
    Ben trovata!

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