Telaietto di Shaulalala del progetto Fogli_e
“L’offrirsi non è finalizzato all’uscire da sé, bensì a far addentrare in sé ciò che vaga fuori. Interiorità aperta: passività attiva.”
A chi ama con le viscere…sempre e comunque!
In questi giorni un malessere fisico mi ha fatto toccare il famoso fondo, sono stata intrattabile e scontrosa, pesante con i bambini, ho scavallato, ho sbroccato e ho chiesto scusa, ho provato e continuo a provare a rimediare.
Non sono sempre dolce e zen, che poi questo essere dolce mi è sempre stato affibbiato un po’ come marchio di debolezza.
Essere gentili non è essere deboli.
Essere empatici non è essere deboli.
Essere dolci non è essere deboli.
Di certo essere così ti espone, ti estroverte, ti rende “mira” , vedi lei ti offre il fianco.
Io sono molto incazzata e pure incazzosa, non a volte, spesso. Ma non sbraito, non ne faccio vassallo e valore comunicativo.
Preferisco restare gentile, anche quando sono arrabbiata.
Quando esco da quello stato e sbrocco come sabato con i miei figli non mi assolvo facilmente.
Preferisco essere gentile e credetemi che forse fa meno rumore, ma sulla lunga proiezione raccogli di più, selezioni molto e raccogli solo gli affini, quelli che respirano come te.
Non respiriamo tutti uguali.
La nostra natura, quello che siamo di natura va preservato purché non invada l’altro.
Ne sto facendo argomento di confronto con mia figlia che a volte mi spiazza, rivendicando a 9 anni già la sua natura.
Devo imparare, ancora.
Essere dolci a volte ti rende vulnerabile.
Cos’è la vulnerabilità in realtà?
“La vulnerabilità può essere intesa come una componente di un sistema, in corrispondenza alla quale le misure di sicurezza sono assenti, ridotte o compromesse, il che rappresenta un punto debole del sistema e consente a un eventuale aggressore di compromettere il livello di sicurezza dell’intero sistema.
L’elemento di aggressione che potrebbe sfruttare una vulnerabilità si chiama minaccia. Solitamente, è più facile intervenire (contromisure) sulle vulnerabilità piuttosto che sulle minacce, spesso da considerare “fisiologiche” in un determinato contesto (il malware, un ladro, un incendio, l’errore umano sono esempi di minacce che possono sfruttare vulnerabilità: assenza o non aggiornamento di un sistema antimalware, assenza o scarsezza di un impianto antintrusione, sistema antincendio non manutenuto, inadeguatezza addestramento).”
Cosa vuol dire esattamente essere vulnerabili?
Sei vulnerabile quando mostri anche le tue ombre, quando togli le maschere e anche le difese.
Ed è lì che ti offri alla minaccia, all’attacco.
Ti offri anche all’auto attacco, mannaggia a me!
Questo fine settimana ero talmente scentrata e affaticata che sono diventata vulnerabile a me stessa.
Ho indossato tutte le mie ombre peggiori.
Tutte quelle tendenze comportamentali che detesto di me si sono presentate.
Non riesco ancora a diventare amica delle mie ombre.
Le riconosco ed è già tanto!
Ho abbassato la guardia e sono caduta!
So però che posso recuperare.
Tornare in me, tornare dolce, tornare gentile con me e gli altri mi fa sempre bene!
Vi lascio con questo estratto di storia zen su come sia fondamentale rispettare sempre la propria natura:
Il maestro e lo scorpione
Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per effetto del dolore, il maestro lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua.
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo, che era lì, si avvicinò e gli disse:
“Mi scusi, maestro, ma perché continuate a prendere lo scorpione? Non capite che, ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua, vi punge?”
Il maestro rispose:
“La natura dello scorpione è quella di pungere. Questo non cambierà la mia che è quella di aiutare”.
Il maestro si fermò a riflettere e, con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita. Poi, rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
“Non cambiare la tua natura se qualcuno ti farà del male. Prendi solo delle precauzioni. In genere gli uomini sono ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te”.