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Ed eccoci qui, arrivati all’ultima puntata di questo speciale dedicato ad un periodo storico davvero interessante e ricco di ispirazione come quello che gli anni sessanta hanno caratterizzato, rappresentato e vestito appieno. In poche settimane abbiamo conosciuto meglio un’icona della bellezza di quel tempo, Peggy Moffitt (il post è qui), abbiamo sognato di farci belle indossando gli abiti straordinari che da sempre avremmo voluto vederci addosso – ma non solo, abbiamo cercato e trovato idee per riproporne oggi la stessa originalità – (qui), ed ora ci fermeremo e ci saluteremo (sigh!), rilassandoci in una casa che abbia il sapore rétro di quel tempo immortale. Ma prima di qualsiasi altra cosa, ci tengo a celebrare ancora una volta l’appuntamento che non può mancare in nessuna puntata di Turn turn turn (men che meno nell’ultima) che è quello con il balletto incontenibile e sfrenato. Via alle danze!
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Tutto ciò che possiamo dire sul modo di arredare di questo straordinario tempo è innovazione. E, se posso aggiungere qualcosa, creatività. Sembra che ogni cosa sia possibile, che nessun accostamento risulti azzardato o fuori luogo, che tutto possa incastrarsi e assumere il connotato giusto senza grossi sforzi. Sono gli anni del colore estremo e incondizionato, ma anche del nero e del bianco a tutti i costi. E’ un periodo di fermento e bollente attività anche da questo punto di vista, e immaginarci di vivere in una casa proprio in quegli anni lì, non riesce a non suscitarci una sensazione di assoluto benessere misto a entusiasmo. Non è un caso se oggi questo tipo di arredamento è riproposto e rivisitato in molteplici salse, tutte comunque (a mio avviso) assolutamente credibili e degne di nota. E’ un modo che lascia spazio alla reinterpretazione personale, a patto che non si dimentichino troppo alcuni tra gli elementi più caratteristici del fare home decor degli anni sessanta.
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Uno fra tutti, i divani bassi. Diventano capisaldi di questo periodo e inconfondibile segno di riconoscimento. Così anche le poltrone, che assumono forme e aspetti del tutto nuovi.
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I materiali si fondono e danno vita a diversi tra gli oggetti di uso comune di questi anni. Ci ritroviamo, come se niente fosse, in contesti che somigliano al futurismo più estremo misto alla tradizione artigiana più riconosciuta. E’ il caso in cui si abbinano i mobili in legno dal chiaro e inequivocabile (nonché pazzesco) stile nordico con complementi d’arredo (lampade, sedie, vasi) fatti in plastica colorata.
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Altra caratteristica imprescindibile per riprodurre il modo di arredare di questo periodo, è il colore. E nel momento in cui si decide di dedicarcisi completamente, si avranno a disposizione delle combinazioni cromatiche pazzesche, capaci di imporsi a tal punto da essere loro stesse un ispirante modo di fare la differenza in fatto di home decor.
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Le linee sono spesso stilizzate ed essenziali, si gioca con la geometria delle forme (cerchi, rettangoli, quadrati) e con lo stondeggiare gli angoli. Si fa uso di cuscini e tappeti con una particolare generosità. Ma la cosa che più di tutte mi attrae di questo modo di fare arredamento è l’utilizzo di carte da parati. Oggi è decisamente un’abitudine andata in disuso (fatta eccezione per alcune carte da parati che, però, vengono volutamente scelte in un formato del tutto anonimo) mentre in ciò che è arredare una casa negli anni sessanta, rappresenta di sicuro il fulcro di tutto. Chi di noi non ne ha un ricordo anche vago, in immagini che attraversano la nostra memoria e che ci riportano al tempo in cui andavamo in visita, ad esempio, dai nonni? Io ricordo addirittura la carta da parati della camera da letto dei miei, nella quale riuscivo a scorgervi veri e propri mostriciattoli con i quali tessere lunghissime e visionarie conversazioni.
Lo speciale modo di fare arredamento di questi anni, o riproducendolo oggi, sta nel poter osare rimanendo sobri. Nella mia personale esperienza a contatto con vanitosissimi fans di un home decor di questo tipo, posso dirvi di non essere mai incappata in qualcosa che fosse soffocante, kitsch o fuori luogo. Negli estremi cromatici ma anche nell’essenziale di linee e colori in perfetto agio tra loro, si ha la possibilità di creare un ambiente che non risulti mai dissonante. La parola d’ordine che sembra trasparire, piuttosto, è comodità, benessere, originalità. Sempre e comunque.
E visto che abbiamo citato contesti nei quali i colori estremi non siano per forza i reali protagonisti, un modo per fare home decor ispirandosi agli anni sessanta senza obbligatoriamente riuscire ad andare d’accordo con gamme cromatiche di carattere, può essere riprodotto con semplicità e garbo.
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Oggi avere una casa in pieno stile anni sessanta, non è così difficile come può sembrare. Ci sono diversi rigattieri che sono soliti vendere mobili di cui in molti si sbarazzano, e spesso lo fanno a prezzi piuttosto accessibili. Ma il fascino assoluto che questi favolosi anni hanno assunto col tempo, ci permette oggi di dare tocchi di personalità con pochi oggetti rinvenuti e arrivati fino a noi in ottimo stato. Un vecchio telefono, una radio di quel tempo, delle lampade di plastica, un orologio riescono a conferire un’identità chiara e precisa anche ad un arredamento che di per sé non ha una precisa personalità.
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Anche qui, come per ogni aspetto, sono dell’idea che la nostra creatività possa l’impensabile. Le visite presso i mercatini dell’usato della propria città, sono la cosa che consiglio sempre perché sono ricettacoli di meraviglie dimenticate, o volutamente abbandonate lì da chi non immaginava neppure quanto noi le stessimo cercando. Sono risorse inesauribili di ispirazione e di tocchi magici, ci permettono di rivivere con mano la bellezza di tempi lontani. Il riproporre poi il tutto in un contesto nostro, tentando di creare uno stile che ci rappresenti, sarà quello che maggiormente ci renderà soddisfatti di noi. Possiamo riproporre interi ambienti, circondarci di semplici complementi d’arredo o anche dare vaghissimi cenni di originalità in alcuni angoli circoscritti della nostra casa, come in questo esempio, timido ma assolutamente affascinante:
Grazie DI CUORE, grazie davvero per avermi seguita in questo viaggio visionario e colorato attraverso gli anni sessanta. I consensi e il vostro speciale supporto, sono stati lo sprono e l’entusiasmo per continuare a girovagare beatamene. Ora siamo atterrati, ma mi auguro vi siate divertiti e deliziati quanto me.
Vi bacio tutti, a presto!
3 Commenti
Ma che bella rubrica! Io adoro quegli anni!
Anche io Isabo lo adoro e in casa abbiamo molto di quegli anni!
Giusy che cura la rubrica Turn Turn Turn ( tre puntate! )è stata favolosa!
Grazie, Isabella! Grazie, Sara!
Eh, anche io (ovviamente) sono una FOLLE per tutto ciò che riguarda quel tempo. E’ stato un sogno fantastico vedermici catapultare dentro.
<3