Ai tempi della scuola, il diario dei Peanuts era la mia più grande certezza. Di seguito sfilavano in ordine, più o meno d’importanza, la paura dei tre in matematica che fioccavano copiosi e prepotenti, la ricreazione trascorsa a ricercare l’attenzione del ragazzetto del cuore (che, ricordo bene, non mi filava manco un po’), le Clarks beige ai piedi, il walkman con le cuffie arancioni (quest’ultimo fa il paio con l’immagine di mio nipote seienne che, sentendolo nominare, mi chiederebbe sicuramente “Zia, cos’è un walkman??”). Il resto rimaneva la variabile indiscussa e nebulosa che mi avrebbe affranta o resa felice, ma che comunque non avrei potuto prevedere. Il resto era dunque irrilevante, o così mi sembrava, quando avevo all’incirca tredici anni.
Il diario dei Peanuts era tutto ciò di cui avevo bisogno, tutto ciò di cui avrei avuto bisogno per diversi anni scolastici (ne ho collezionati parecchi, credo di non ricordare più con esattezza il numero preciso). Di tanto in tanto ne vado a pescare uno di un anno a caso, e mi accorgo che il rapimento è sempre lo stesso da allora. Non c’è niente da fare, io queste creature le amo tanto, le amo tutte. Che mi siano simpatiche o che le odi terribilmente (nelle caratteristiche che le rappresentano), non posso non pensarle parte della mia famiglia.
Nei miei lunghi pomeriggi spesi a tentare di disegnare perfettamente Snoopy (piuttosto che studiare), ho letto con curiosità strisce legate a questa faccenda del grande cocomero. Devo riconoscere che per lungo tempo la cosa fu misteriosa, per me. Non sapevo davvero di cosa si stesse parlando, mia sorella ripeteva (di risposta alle mie molteplici domande da tredicenne) che doveva trattarsi di una commemorazione americana di qualcosa che non sapeva troppo bene ed io, più piccola di lei di sei anni pieni, pensavo per punto preso che non poteva che avere ragione, malgrado non avesse detto granché. Eppure qualcosa di più doveva esserci, dietro questo grande cocomero tanto atteso. Lo scoprii molto dopo, quando Halloween iniziò a dilagare anche qui. Confesso apertamente che a me la questione “dolcetto o scherzetto?”, per anni, è andata piuttosto di traverso. A mia discolpa non ho motivazioni plausibili da presentare (Vostro Onore!), forse mi sembrava semplicemente un inutile riproporre il Carnevale in una modalità che davvero non mi divertiva. E per spiegarvi meglio cosa intendo per “non mi divertiva”, occorre dire che io sono figlia di una donna che ama l’horror alla follia, vede film horror DA SOLA in casa alle tre di notte e che mi ha imposto la visione di film terribili come “L’esorcista” alla tenera età di otto anni. Risultato: io sono TERRORIZZATA dal genere horror e da tutto ciò che lo rappresenta pur vagamente (ecco, forse questa è più che una motivazione plausibile, Vostro Onore, capace di spiegare la mia iniziale avversione).
Nel corso del tempo, però, ho preso le distanze da questa mia fobia, tenendola comunque in considerazione (nel senso che non tremo più al solo sentir nominare un macabro titolo, ma di certo non sarò mai una fan del genere) e ho spostato la mia attenzione sull’aspetto creativo e di travestimento, di questa ricorrenza (che ho sdoganato dall’impegnativa accusa di plagio al Carnevale che gli avevo inferto) e ho iniziato a considerarla un’occasione unica di inventiva e divertimento. Non ho mai partecipato ad una festa in maschera per Halloween (ogni anno mi riprometto di farlo ma poi accade sempre qualcosa che me lo impedisce) ma mi ha molto divertita, anni fa, trovare a gironzolare nel palazzo dove vivevo, due bimbetti mascherati e truccati a modino da mamme incredibilmente fantasiose. E da allora credo di aver capito quanto questa attesa del grande cocomero sia ormai anche nostra. Le fusioni mi piacciono, mi sono sempre piaciute moltissimo. Le fusioni di tradizioni, poi, ancora di più.
Parleremo di Halloween e di tutto ciò che mi ispira.
Benvenuti, dunque.
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Per prima cosa, ci terrei a suggerire una degna colonna sonora che accompagni le nostre feste (se si tratta di adulti, s’intende) o che ci prepari quantomeno allo stato d’animo più consono. Loro sono gli Helloween (quale altro miglior nome, per ciò di cui parliamo?). Ho scelto un album a caso, la cui copertina mi è indubbiamente di grande ispirazione (una volta ascoltati, anche solo su youtube, dovete dirmi se non sono incredibilmente adatti allo scopo):
Fatto questo, proporrei di continuare ad addentrarci nell’intento festaiolo, magico, oscuro e per certi versi spaventoso che questo evento ci suggerisce. Lasciandoci guidare dalla scia dell’entusiasmo, si potrebbe pensare a qualcosa che io apprezzo decisamente molto ma che so realizzare meno: i dolcetti. Sarebbe un’ottima idea chiedere la collaborazione dei bambini, in questo caso, che troveranno assolutamente divertente rendersi artefici di delizie dall’aspetto perfettamente in tema.
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E’ stato divertimento puro, per me, scoprire che esiste l’impossibile, in rete, capace di aiutarci straordinariamente a rendere speciale tutto, Halloween compreso, in un modo che può essere per ognuno il suo (la varietà è talmente ampia che davvero c’è da perdercisi e sbizzarrirsi). Ad esempio, voi avevate mai visto un cupcake assumere la forma di un ragno? E diventare l’inesorabile trappola per una strega? Io no, eppure… tant’è:
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… O, addirittura, avreste mai pensato di trasformare i vostri cupcakes in dei mostriciattoli con delle espressioni superspaventevoli? Nel caso vi fosse passato per la testa, sappiate che non c’è niente di più facile da realizzare:
Ma a prescindere dall’età dei partecipanti alla festa che organizzeremo per Halloween, ci sono degli immancabili elementi che non possono e non devono essere trascurati. Se siete piuttosto abili nell’intagliare a dovere una zucca, vi basterà possedere qualcosa che si presenta in questo modo
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per avere una zucca degna di prender parte alla vostra festa:
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Sono piuttosto sensibile all’argomento “gatto”, soprattutto se, come in Halloween, si da’ per scontato che sia nero. Proprio per questo, non poteva sfuggire alla mia attenzione una creativa capace di realizzare un intero cast di gatti neri, per il racconto del terrore più raccapricciante che si possa immaginare. Ciò che dobbiamo fare per completare l’opera è procurarci un ramoscello secco, piantarlo in un vaso e… il gioco è gatto! Che la storia abbia inizio!
In una festa per bambini (che tanto amano Halloween), sarebbe così bello lasciare ad ognuno dei partecipanti un piccolo regalo come ricordo della serata trascorsa insieme, in pieno stile Peanuts, conservando la tradizione secondo cui il grande cocomero distribuirebbe doni a chi crede in lui. Penso che questo particolare segnalibro, personalizzabile con il nome di ogni singolo bambino, faccia proprio al caso nostro.
E l’aspetto “travestimento”, che genera in me tanto entusiasmo, vuole essere un’occasione per mettersi in gioco e tirare fuori tutta la creatività di cui siamo capaci. Non servono grandi cose (credo di averlo già detto nel mio precedente post e sono certa che lo ripeterò ancora, perdonatemi per questo) ma occorre la capacità, semplice e pura (di cui siamo dotati tutti, anche coloro che meno lo pensano) di immaginare, vedere oltre ciò che si vede, tentare di tirare fuori nuove vite e nuove visioni dalle cose.
C’è chi tutto ciò sa farlo alla perfezione. Con pochissimi elementi, Ribbonblossoms riesce in uno straordinario incantesimo: farci credere che le streghe non abbiano poi un aspetto così terribilmente spaventoso.
Nella mia nuova passione, il crochet, ho trovato spunti interessanti per dei mostriciattoli in gran stile:
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Ma quello che ho a cuore, è poter tirare fuori l’individualità di ognuno di noi in ogni occasione utile, in qualsiasi situazione ci possa sembrare, per certi versi, preconfezionata. In un contesto come quello di Halloween, poi, mi sembra si abbiano delle occasioni in più per tentare di rendere particolarmente originale la nostra festa. Esistono delle cose talmente deliziose da non poter non pensare di volerle realizzare con le nostre mani. Che ci servano da ispirazione per creare qualcosa che avrà una sembianza del tutto nuova o che ci spinga a cimentarci nel fare allo stesso modo (e altrettanto bene) delle cose che terremo orgogliosamente con noi, sarebbe meraviglioso se ogni pretesto fosse utilizzato per mettere in gioco la nostra creatività.
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Con degli avanzi di pelle (rimediati magari da un vecchio calzolaio di zona o da una bottega) si può realizzare un credibilissimo (e temibile) pipistrello:
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Seguendo passo passo le indicazioni che ci vengono fornite nel blog di Small Fry & Co., possiamo imparare a tirare fuori, da dei vecchi maglioni di lana che non usiamo più, una splendida zucca. Si chiama riciclo creativo:
www.smallfryandco.blogspot.com
Personalmente, se potessi chiedere anch’io qualcosa al grande cocomero come ricompensa per averlo atteso a lungo nel campo di zucche, vorrei tanto mi donasse lei:
www.etsy.com/shop/themysticasylum.com
E, se proprio sono stata taaanto buona (chissà se anche per lui significherebbe imbroccare un canale preferenziale), potrebbe regalarmi un Tim Burton e un Johnny Depp da portare nel taschino sinistro. Così, come due fiori all’occhiello.
Due angeli custodi.
Due diavoli incessanti.
Due fonti di ispirazione.
A presto!