È sempre LEI che smuove i miei sospesi,
se so dove cercare e cosa infilare nello stereo LEI tira fuori rospi e magoni, ricordi e proiezioni, sa essere fatale per così dire perché io mi possa perdere o ritrovare…e così ieri ascoltando Silvestri mi sono ritrovata ventenne e politicamente\socialmente schierata e mi sono rivista con i capelli lunghi e sciolti, svolazzanti, con le fasce alla Gio e i top fatti con foulard di Sonia a saltare e cantare a squarciagola credendoci fermamente che IO almeno non avrei solo sopravvissuto, io avrei fatto la differenza per la mia vita. A rivedermi avevo il mio perchè nelle mie insicurezze camuffate, nel mio sorridere mascherato e nelle mie perenni inquietudini ed incoerenze.
Mi sono cercata e ritrovata a ballarne ieri con Leo in braccio e Annina e Tommi scatenati con me e poi finita la musica, calato il sipario mi sono chiesta: MA IO DOVE SONO FINITA?
E come la rete spesso sa fare leggo un post-bomba di Justine e mi ribadisco che anch’io non vorrei mai che i miei figli percepissero che MI SONO SACRIFICATA per loro e ammetto che peraltro non sento questo, ora che sono tornata operativa da subito, senza un giorno di maternità PERÒ c’è qualcosa che rende i miei giorni inesorabilmente tutti uguali e per un certo verso ingrigiti, indeboliti e spentarelli pure.
NON DIPENDE DAI BAMBINI!
Mi è fortemente chiaro, e lo capisco solo quando riesco ad INTERROMPERE la routine che ci si aspetta da me e a fare ad esempio un viaggetto per lavoro in treno e già quel incontro con tante umanità possibili e diverse apre la mia mente, il mio sguardo.
Incontro una giovane donna elegante che scrive ancora a mano, lettere destinate forse ad un’amica\o di penna e si ferma pensante guardando fuori dal finestrino che si sa è tremendamente ispirante e poi osserva me e Leo sorride, fa pausa e scrive di getto e tanto e poi si appisola con un sorrisino lieve sulle labbra carnose.
Scendiamo insieme e scopro che una giovane neo mamma che teme di non aver cura della sua piccola Anna portandola in giro con sè a sei mesi e mi guarda con ammirazione.
Ho come compagna di viaggio di fronte la ginecologa milanese che lavora a Bologna e che raccontando la sua giornata ad un collega al telefono si sofferma sul traffico in Via X prima di andare a fare la morfologica di secondo livello ad una mamma ansiogena e penso tra me: “Quanti mondi possibili! io mi sento così vicina a quella mamma ansiogena invece la ginecologa X si sente così estranea e concentrata solo sul suo inghippo traffico!”.
Trovo il solito idiosincratico e paranoico che ripassa le cose da fare da li alla discesa dal treno e si prepara mezzora prima di scendere ed ha uno sguardo così assente mentre il pendolare di turno dalle mani grosse e lavoratrici si rinfresca con le salviette umide mani e volto e si ricompone il giusto per il suo rientro atteso a casa.
Ecco io devo INTERROMPERE, scardinare i ritmi e cambiare le mie giornate,
devo padroneggiare come un generale l’organizzazione familiare ma aprirmi ad improvvisazioni verso me stessa e i miei bisogni…fermarmi e RI-PIACERMI, senza invece mostrare solo la parte peggiore di me, srenza imbruttirmi e trascurarmi, “in questo continuo saliscendi di montagne russe sul solco di malinconie che non ti conoscevo, costretto a decifrarti e intanto MI PERDEVO IO”.
2 Commenti
Bella pagina! Gran narratrice …
mi fa molto piacere…detto da te!