L’insostenibile, ma improrogabile, lentezza dell’essere

 

Io devo essere nata con la marcia inserita, non so quale… sempre quella dopo. O forse son nata in FOLLE…

É come se sentissi sempre il suono del motore che tira, e mi chiede di cambiare marcia per avere sollievo,  ma quel sollievo non arriva mai. Ho sempre pensato che non arrivasse mai. Ora mi sto rendendo conto che il sollievo non me lo so vivere, non me lo so godere, proprio non lo riconosco.

Mesi fa ho definito la mia vita stra-ordinaria, perché di ordinario, di normale, non c’é assolutamente nulla. Non sono manco nata di parto naturale, un cesareo, e dal parto parte tutto. Forse ho avuto dei nonni normali, il resto vabbé… tutto, ma proprio tutto, é stra-ordinario, fuori dal comune! Ma non me ne lamento eh? Anzi, io amo la mia vita.

É  un vortice, un incessante turbinio. É intensa, accelerata, a volte anche troppo. Mai vissuto una anno di totale “primavera”, son sempre in mezzo al cambio di stagione.

E mi son resa conto che, essendo di base una persona nervosa e ansiosa, tendo sempre al “dopo”, mi perdo anche il presente per l’ansia di vivere cioé che verrá! Da quando vivo a San Paolo é ancora peggio.

Da mesi penso ad un rallentamento, programmato dal post ferie. Da agosto andró a vivere da sola, basta rotture di c***i. Da agosto riprendo con le pratiche di respirazione. Da agosto faccio yoga. Curo l’alimentazione. Lavoro meno, basta scuole. Vedo di piú le amiche.

E sono venuta in ferie, con un’ansia assurda e la sensazione di partire per chissá che viaggio perché avevo proprio bisogno di staccare e sapevo che qui in Italia sarebbe potuto succedere “qualcosa”. Ansiosa, elettrica, non stavo rallentando per nulla presa dalla voglia intensa di vivere ogni attimo intensamente.

Fino ad una settimana fa, in cui lo STOP me lo ha imposto il mio corpo, nello specifico il mio ginocchio. Rottura del crociato anteriore e lesione di primo livello al mediale laterale. Durante l’evento di capoeira che aspettavo da due anni. Sti ca zzi!

E allora Elisa, ora ti fermi. Non lo sai fare? Impari.

Mi é servito un sacco passare un giorno e una notte, 24 ore, a Pontelongo, dove abitavo fino a 5 anni fa. La domenica son andata al bar dove ho lavorato per qualche anno e dopo pranzo ero lí, a chiacchierare con i pochi presenti, seduta fuori, che guardavo davanti a me. Il mio campari e il muro dell’argine. E pensavo.

Modificate in Lumia Selfie

Questa foto é ricca di significato. Leviamo il campari ok, l’unico significato é che mi piace da morire. Ma questo muro… sto muro che fa da sfondo ai passanti. Li conoscevo tutti. Era un movimento apparente. Pensavo agli ultimi 5 anni della mia vita…. il piede sull’accceleratore e la mano sul cambio, pronta a cambiare marcia.

E ora no.

Ora si socializza con la lentezza. Prima quella fisica, necessariamente, poi quella mentale. Anche perché per la maggior parte degli spostamenti dipendo dagli altri, cosa che mi fa leggermente impazzire. Mi pare di non poter fare tutto quello che volevo, di non poter vivere a cento. Maledetta ansia di vivere.

Poi peró oggi ero con i miei nipotini, sto con loro in questi giorni e ho realizzato una semplice veritá. Sono con loro. Quando mai ci sto? Ho ascoltato Paulinho da Viola con Anna, che mi si é addormentata in braccio e io mi son ben guardata dal metterla giú. Piccolo fagottino ronfante. E Federico seduto a fianco.

Scattate con Lumia Selfie

E non é stra-ordinario? Non é stra-ordinario sentire tua nipote che scende dallo scivolo ripetendo il tuo Uhuuuuuuuu? O vedere tuo nipote che fa l’Uomo-papá? Non é stra-ordinario fare il pão de queijo e mangiarlo a colazione con la Giorgia?

Scattate con Lumia Selfie

Farsi dare un passaggio in macchina dal mio primo cuginetto che ormai é laureato? Bersi una birra con delle Amiche, farsi una scorpacciata di formaggio con una delle persone piú importanti della mia vita?

Ecco… la lentezza puó avere un che di stra-ordinario. Non me n’ero mai accorta, chissá che sia la volta buona.

Socializzo con la lentezza. Socializzate con la lentezza!

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