Nel mio parlare quotidiano mi accorgo di avere un’estrema duttilità
nell’assumere gli accenti,le cadenze del luogo in cui gravito
e le parole abituali di chi frequento di più.
Da quando ho sposato Giacomo
che è per giunta fiorentino (della serie la lingua italiana è nata dove?)
ho fatto mie alcune espressioni più o meno tipiche o caratterizzanti
come ” mi perplime…merita…si spenge…”
e altre da lui usate molto.
Un aggettivo ereditato dal Barba è LAPALISSIANO
l’ho adottato già con questa storiella carina sulle sue origini narratami da Giacomo
che me l’ha fatto amare di più.
“L’aggettivo “lapalissiano” deriva dal nome di Jacques de La Palice ed indica una palese tautologia, qualcosa cioè che è talmente evidente, da risultare ovvio e scontato, se non addirittura ridicola.
Alla morte di La Palice infatti, i suoi uomini proposero questo canto celebrativo:”Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n’était pas mort, il ferait encore envie”(Qui giace il signor de La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia). Tuttavia, con il tempo la effe di ferait fu letta esse, quindi serait, e la parola envie divenne en vie; con il risultato che il testo recitò ch’egli “sarebbe ancora in vita” (“il serait encore en vie”): da qui il significato di “scontatissimo” attribuito all’aggettivo.” Wikipedia
Dizionario Hoepli:
Evidentissimo, ovvio: verità lapalissiana
‖ SIN. scontato