Lo stupore è bambino

 

BABYCUP-NV

È una delle parti della vita di genitore che mi piace di più: essere stupita da uno dei miei figli!

Essere stupita in modi e tempi diversi da ognuno di loro, soprattutto in quelle che sono considerate le classiche tappe di autonomia.

Non sono una mamma da tabelle, regolare ed inquadrata.

So che ad esempio avere degli orari fissi tipo caserma aiuta me e loro.

Rende la giornata scandita e soprattutto prevedibile.

Dare un ritmo è una fatica!

Perché io sono una selvaggia vissuta da sola dai 19 anni, senza coinquilini che non fossero l’uomo del momento…più o meno lungo.

Ho sempre voluto rendere poco conto dei miei ritmi e me li sono sempre salvata a denti stretti, come il bagno del venerdì con candele, magazine femminili e abitudini di gioventù.

Ecco, i figli hanno dato il ritmo a me e questo mi è sembrata all’inizio una non democratica tirannia.

Quando ho accettato che quel loro ritmo salvava anche me, ho saputo pilotarlo e direzionarlo pur rispettandoli.

Ora, altro giro, altra corsa.

Cambia l’orario di sveglia, non sono ammessi ritardi e la responsabilità educativa sale.

Annamaria inizia le elementari e stiamo gradualmente anticipando la cena e così la messa a nanna, finalmente autonoma e senza adulto seduto a terra tra i due letti a farsi il sedere gelido e piatto!

Sono una mamma che non spinge all’autonomia perché gli altri bambini a 6 anni lo fanno e tu no.

Sono una mamma che spinge all’autonomia perché hai tutti gli strumenti per raggiungerla.

Sono una mamma che crede nell’autonomia senza forzare i tempi, ma appena capto che sono maturi ed individuo magari uno strumento esterno che può agevolarmi, soffio nelle ali dei miei bimbi e li aiuto nel volo.

Inutile dirvi che sono una mamma che dell’autonomia dei propri figli ha fortemente bisogno.

Più cose imparano a fare da se meglio è, per me, per loro e per tutti.

Con Leo sono stata spiazzata perché non riuscivo a svezzarlo con le classiche farine e brodo di verdura.

Ho dovuto osservarlo ed accettare di aspettare.

Quindi è passato alla pappa solida molto in fretta, saltando la fase imboccamento e passando a quella esplorativa del cibo con le mani e poi degli strumenti buffi che l’adulto, anche i fratelli stessi, usano.

Mi è mancato un po’ imboccarlo ma ho amato in fretta il non dovermi fermare a dargli da mangiare, ma poterlo portare a tavola con noi e mangiare con lui.

Quando Emilia di My Family Nation mi ha proposto di usare Baby Cup con Leo, lì per lì quando ho aperto la confezione mi son detta: ennesimo lucrare sul bambino, un bicchierino da shottino in plastica colorata ma dai…non sanno più che inventarsi.

Invece ancora una volta mi sono STUPITA…era una genialata!

Leo lo padroneggiò da subito, aveva appena un anno e faceva centro nella sua bocca da solo, con le sue manine perfettamente posizionate, a volte solo con una e  il ditino sollevato…che flash!

Baby Cup è stata una rivelazione da tris mamma, fatto con materiale atossici, millimetrato ed ergonomico, perfetto per allenare il bimbo alla coordinazione oculo manuale, a padroneggiare non la suzione ma la deglutizione e a bere da solo in tempi non sospetti.

Baby Cup nacque in Gran Bretagna con l’intento di non confondere il bambino nel momento di divezzamento tra seno e biberon e offrire uno strumento per allenare la mascella e dosare il viaggio tra tavolo e bocca imparando a sorseggiare, non a succhiare.

Amato e apprezzato dai dentisti ed ortodontisti perché previene i danni da un’esposizione esagerata al biberon e anche la stessa carie dentale.

Sono stata stupita da Leo e la sua padronanza e da Emilia, che ci vede sempre lungo in quello che sceglie e suggerisce.

BABYCUP-LEO

È una delle parti della vita di genitore che mi piace di più: essere stupita da uno dei miei figli!

Poi diciamolo lo stupore è bambino!

“Lo stupore è la molla di ogni scoperta. Infatti, esso è commozione davanti all’irrazionale.”

Cesare Pavese

 

questo post è scritto in collaborazione con My Family Nation 

per Baby Cup

 

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