Io me le ricordo ancora quelle mattinate, regalatemi dalla mia mamma come “concessione”, come accordo chiaro e ben pattuito, a casa da scuola a sovvertire i ritmi e a staccare un po’.
Mi ricordo benissimo che lei sottolineava che accoglieva la mia richiesta , solo e solo perché non lo chiedevo spesso, e soprattutto, che da lì ad altri due mesi non si sarebbe più ripetuta salvo malattia.
Ricordo anche quando lei discerneva fosse il caso di farmi riposare o semplicemente detendere e quindi, socchiudeva lentamente la porta della mia cameretta e mi lasciava dormire e svegliarmi con naturalezza e calma.
Ricordo di non averne mai abusato ma di averne sempre goduto.
Ora che sono mamma mi interrogo se sia un messaggio “squalificante”, accogliere la richiesta di stare a casa da scuola, una richiesta apparentemente e razionalmente immotivata ai miei occhi o agli occhi del Barba.
Mi chiedo cioè, se tenendo a casa da scuola un figlio, gli si lanci un messaggio in codice di sfiducia che non ce la farà ad affrontare quella giornata o quella alzataccia oppure lo si accolga in modo confortevole e complice.
Mi sono risposta che questo accogliere o meno la richiesta di stare a casa da scuola dipenda molto dall’età del bambino e dalla temperatura emotiva dello stesso.
Forse all’età di Leonardo può essere controproducente assecondare il suo “capriccio”, perché potrebbe crearsi un circolo vizioso e le difficoltà e la lentezza che lui sta avendo ad inserirsi alla scuola materna necessariamente aumenterebbero.
In questo caso il mio ruolo genitoriale prevederebbe accogliere il suo disagio, dargli voce e non banalizzarlo ma spostare poi il focus sulle attività stimolanti che farà a scuola, sulla pappa buona di Carolina e soprattutto sugli amici con cui giocherà.
Le relazioni che un bimbo crea negli ambienti scolastici possono essere un potentissimo traino.
Invece all’età di Annamaria e Tommaso divento più “morbida” e mi dico che forse dietro quella richiesta c’è un bisogno reale e come succede anche a me, adulta, di stravolgere, quando possibile, le routine e di far saltare i doveri se quel giorno proprio non regge il mio fisico, la testa mi scoppia o l’umore è sottotono….forse semplicemente quel giorno non hanno proprio voglia di andarci, per detendersi e non fare tutto di corsa, per coccolarsi un po’…per ritrovare la quiete giusta per ripartire.
Sarà che trovo di fondamentale importanza che si inneschi quel dialogo sociale tra figlio e genitore, e che il figlio senta riconosciute da me genitore le sue emozioni e mi veda attivarmi nella giusta misura e con la giusta attenzione così, in questa reciprocità, poter strutturare e rinforzare l’educazione emotiva, che io ritengo fondamentale
Gottman nel suo libro “Intelligenza emotiva per un figlio” parla dei buoni genitori come “allenatori emotivi”, ma va detto che non ogni genitore che ama un figlio sa riconoscere, codificare e corrispondere in maniera efficace ed empatica le emozioni di un figlio.
Io mi ci sono molto concentrata come madre a diventare una buona allenatrice emotiva e per farlo ho capito che devo operare una sorta di regressione illuminata, per calarmi nei panni di ogni mio figlio e di ogni sua emotività e chiedermi cosa farei o vorrei al posto suo.
Dopo questa identificazione empatica, ho il compito di aiutare mio figlio a scoprire le sue risorse e a trovare le sue strategie per reagire al magone, al momento no, alla paura, alla tristezza, portami via!
Per essere dei buoni allenatori emotivi con i nostri figli dobbiamo esserlo con noi stessi in primis!
L’intelligenza emotiva di cui scrive Gottman prevede che non si reprimano le emozioni e non ci si faccia nemmeno travolgere.
Le due caratteristiche principali di una intelligenza emotiva funzionale sono
1.la consapevolezza che non ci sono emozioni buone o cattive, ma solo emozioni che so riconoscere, che sono passeggere e gestibili
2. l’autocontrollo, che prevede che io reagisca sempre in modo contenuto e presente ad ogni emozione, perché la riconosco con sincerità ed autenticità e non la sminuisco né la enfatizzo troppo
Solo così potremmo diventare per i nostri figli un modello positivo ed essere quindi degli ottimi “allenatori emotivi”.
Sulla base di questa digressione nei miei studi pedagogici, io terrei a casa da scuola, o da musica, o da ginnastica Annamaria e Tommaso, concordando l’occasionalità dell’evento, senza sentire di deresponsabilizzarli, ma agendo da contenitore emotivo.
Starò poi attenta che questa richiesta, se perpetuata, non nasconda disagi più forti o non diventi un semplice capriccio da contenere.
Per approfondire L’intelligenza emotiva per un figlio secondo Gottman consiglio la lettura di questo articolo.
4 Commenti
Ciao Sara! Mi è piaciuto moto questo post, complimenti! L’ho letto volentieri perché, come mamma, cerco sempre anche io di fare la cosa giusta e rimugino molto su cosa sia davvero questo “giusto”. Leggere libri che possono essermi utili dà serenità al mio animo.
Questo che hai citato mi mancava. Avevo letto Intelligenza emotiva di Goleman e mi era piaciuto, ma non so se sia simile. Personalmente anche io con mio figlio di 3 anni e mezzo cerco di non spezzare il ritmo della scuola a meno che non ci sia qualche evento più utile e interessante per lui. Invece, nel ruolo opposto, da figlia, devo dire che mia madre non mi hai mai lasciato stare a casa un solo giorno e ricordo con piacere quando ho potuto firmarmi le giustifichi da sola
Un abbraccio
Elisa
Ciao Elisa, magari più avanti potrà servirti rileggerlo quando andrà alla primaria, dove il livello di stress fisico ed emotivo si alza inevitabilmente. La giusta misura tra il veicolare un dovere e l’accoglienza può essere sottile e difficile da dosare. Il libro differisce da quello di Goleman e io lo preferisco. Fammi sapere se lo leggi, cosa ne pensi? Un abbraccio a voi.
Nonostante io talvolta ti abbia permesso di stare a casa da scuola,tu mi hai quasi sempre dimostrato che non era un capriccio,e ti dirò di più,anche se lo fosse stato,probabilmente te lo avrei concesso comunque.Tutto questo perchè nonostante i miei 60 anni talvolta qualche capriccio lo faccio ancora…..Inoltre poi come d’accordo preso in precedenza non me lo chiedevi più.Credo che la rigidità sia sempre negativa.Comunque nella tua ribellione adolecienziale le giustificazioni te le firmavi da sola(la mia firma era davvero semplice),Io faticavo molto invece a riprodurre quella del nonno ma,in aiuto,c’erano sempre le mie care amiche complici.
speriamo che Annamaria non legga ‘sto commento!
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