Crudele nell’accezione totale e completa del termine: è così che mi capita di definire la musica. Il mio rapporto con lei è da sempre controverso e misterioso: non potrei vivere senza una colonna sonora adeguatamente selezionata ma, al contempo, presto attenzione nel non incappare in alcuni brani. Perché poi loro risvegliano tutta una serie di sensazioni mai fin troppo dimenticate. E lì ha inizio il caos giusiaco di ricordi ed emozioni che si rincorrono forsennatamente e che si annullano l’un l’altra.
Se da un verso vorrei starmene lontana anni luce da alcune canzoni, la realtà dei fatti è ben diversa e me le fa cercare, con non poco sbattimento e colpi centrati al cuore. Ed è stupefacente quanto un paio di accordi riaccendano tutto uno scenario nitido e chiaro, quasi lo si vivesse in quel preciso istante, quasi non si fosse altro che quell’immagine, quegli odori, quei palpiti. E riappaiono occhi grandi, sorrisi aperti e indifesi, capelli lunghi, il mare, il vento, le gambe nude, le ciabatte sbiadite, il sale sulla pelle, le notti buie senza paura.
C’è stato un tempo in cui l’estate mi sembrava meno ostile di ora, pur classificandosi comunque come una delle mie stagioni meno favorite. C’è stato un tempo in cui la sua fine era sancita ogni anno da questo brano, che io cantavo a squarciagola fino all’ultima parola, fino a non avere più fiato in corpo, durante i miei fin troppo brevi tragitti in auto che mi riportavano a casa. Occhiali da sole, braccio al vento e sguardo perso nel niente e nel tutto di un tempo che già prepotentemente, e contro ogni mia volontà, diventava ricordo. Ero convinta di conoscere a menadito le ragioni di ogni singola parola scelta, vedevo chiaramente cosa le aveva ispirate. E proprio per questo le cantavo come se cantare fosse l’unica cosa che sapessi fare, senza pudori, senza reticenza alcuna, facendo attenzione a non dimenticare una sillaba che fosse una, una pronuncia, una virgola. Per anni sono diventata un tutt’uno con questo brano, e la fine dell’estate accendeva in me una speranza che non è più stata tanto incoraggiante come allora, ma che vorrebbe tornare ad esserlo, nelle parole che più di altre mi emozionavano in un modo incredibile. Queste:
September’s coming soon
I’m pining for the moon
And what if there were two
Side by side in orbit
Around the fairest sun? (*)
Sono troppo freddolosa, non ho mai fatto un serio bagno di mezzanotte, lo confesso. Pazzesco come proprio questo brano sia mio in un modo che fa quasi male.
Benvenuto, Settembre. Che ci si strugga per la luna il giusto, che ci si accorga di quanto in ognuno di noi ci sia una luna nascosta, che si sappia una volta per tutte che siamo un’infinità di lune in un universo sconfinato e fuori misura, che ci si renda conto di come ognuno di noi possa tentare e riuscire nei propri piccoli e grandi sogni. Che si cerchi la collaborazione di intenti e la fusione di talenti, che ci si senta sempre risorsa e si attenda pazienti la propria giusta, migliore e personale rappresentazione di sé. Che non ci si dimentichi del proprio valore mai.
Affido a Settembre tutta una serie di pensieri sparsi e di desideri compiuti che lui conosce perfettamente e che sa quanto per me abbiano valore. Può deludermi, lo ha già fatto in passato. E’ l’unico con il quale non me la prendo mai.
Me la dedico e ve la dedico. Ma vi preparo dicendovi che la canterò a squarciagola come da mia abitudine, quindi statemi lontani. O mettetevi le cuffie.
(*) Settembre arriverà presto
Mi struggo per la luna
E se ce ne fossero due
In orbita, fianco a fianco,
Attorno al sole più bello?
R.E.M.