Organizzazione. L’essenza della Germania.
Non solo nei mezzi pubbici e nei servizi, ma anche negli spazi ed attività per le famiglie ed i bambini.
Per questo se si hanno bambini piccoli la Germania può essere un’ottima meta di vacanza: in tutti i locali si troveranno accessori per la cura e l’intrattenimento dei bambini (fasciatoi, aree giochi anche nei posti più improbabili, tipo i bier garten dove gli adulti possono comodamente gustarsi una birra all’ombra di un salice mentre i loro bambini si divertono tra scivoli ed altalene).
In Germania (estendo anche all’Austria, dove siamo stati gli anni passati sperimentando formule analoghe) hanno saputo organizzarsi anche tra soggetti diversi: hotel, strutture ricettive e di svago, mezzi pubblici, creando le Card regionali, allettanti tesserine che, per pochi euro (talvolta addirittura gratuite, fornite agli ospiti di una certa località dagli enti turismo della zona) permettono l’accesso gratuito o con forti sconti ai servizi del circondario: mezzi di trasporto (compresi i traghetti nei laghi), trenini storici, funivie, funicolari, zoo, parchi divertimento, centri termali e balneari. Sul Worthersee in Carinzia (Austria) c’è la Worthersee Card, e nell’intera Carinzia la Kaernter Card; in Germania, nella zona della Foresta Nera, dove siamo stiamo quest’anno, la Schwarzwald Card e la Konus Card per i mezzi pubblici.
In pratica, per decidere cosa fare un giorno, basta aprire su una pagina a caso la brochure delle attrazioni a cui da accesso la Card e si troverà sicuramente qualcosa per intrattenere l’intera famiglia.
Tuttavia quest’anno, avendo scelto di lasciare a casa l’auto, avevamo optato per un delizioso (sulla carta e nella realtà) appartamento a Friburgo, per non ritrovarci isolati in un paesino nel caso (che poi a posteriori si rivela sempre improbabile) che la sera ci venisse voglia di fare una passeggiata “mondana” per le vie del centro storico. Se si soggiorna in un paesino della Foresta Nera fino alle porte di Friburgo, si ha diritto alla Konus Card (mezzi di trasporto pubblici gratis in regione), ma purtroppo Friburgo, essendo già ben fornita di turisti, non ha bisogno di promuoversi con la card, quindi niente Konus, peccato.
Però in compenso è ampiamente all’altezza delle aspettative! Cittadina deliziosa, storica, vivace, piena di locali dove chiacchierare e bersi una birra fino a tarda sera, gente in giro, e una location perfetta per visitare il circondario. A portata di mezzi e nell’arco di massimo un’ora/un’ora e mezzo di viaggio si può spaziare dalle montagne della Foresta Nera al lago, dalla visita oltre confine alla deliziosa Colmar (in Alsazia), all’immancabile highlight della vacanza (non poteva che essere così, per lo meno per i bambini, ma ammetto che io stessa scalpitavo all’idea di tornarci) Europa Park, un immenso parco divertimenti, che compete a pieno titolo con Disneyland Paris.
Giorno 1 – Basilea
Partiamo di sabato pomeriggio, con arrivo all’aeroporto di Basilea. Ho già organizzato tutto al minuto (li in Svizzera si può fare! comprensivo di cambio bus – metro e preallertato all’appartamento che saremmo arrivati tardino, per riuscire a raggiungere l’altro capo della città, dove il caso vuole che nel parco del Museo di arte moderna e contemporanea Fondation Beyeler suoni, proprio quella sera, per di più gratis, Adam Green, che già avevamo apprezzato e (letteralmente) sostenuto insieme a Binky Shapiro al Primavera Sound lo scorso maggio.
Con 10 franchi a testa (meno di 10 eur) visitiamo anche il Museo, bellissimo allestimento e ottima collezione: Van Gogh, Rothko, Klee, Matisse, Monet, Kandinsky, Polloch, Warhol. I bambini sperimentano l’arte, giocando con dei giganti palloni d’argento (Warhol, Silver Clouds) e noi ci godiamo il concerto di Adam Green che inizia regolarissimamente alle ore 21 e finisce regolarissimamente qualche minuto prima delle 22, in tempo per il tram delle 21,58 per la Stazione Tedesca, dove saliamo al volo sull’Intercity per Friburgo.
Piccola parentesi: anni fa in un libro (credo fosse Marc Augè, Nonluoghi), lessi questa interessante osservazioni linguistica: quelle che in altre lingue si chiamano corrispondenze da noi le chiamiamo coincidenze. Sarà un caso? Una coincidenza appunto? Ma nel nostro paese se riesci a mettere in fila un mezzo pubblico ed un altro è effettivamente una coincidenza, qui, se c’è scritto che quel mezzo passa a quell’ora, così è. Per non parlare della capillare copertura (temporale e geografica). Se fosse così anche da noi potremmo tranquillamente lasciare l’auto a casa nella vita quotidiana e utilizzare i mezzi…
Bilancio della prima giornata: auto, bus-navetta, aereo, bus, metro, treno + museo ed Adam Green. Per fortuna all’arrivo troviamo un appartamento delizioso dove noi ci sistemiamo al piano di sotto e i bambini si impossessano, tutti entusiasti, della mansarda con il tetto spiovente che sembra fatta su misura per loro!
Giorno 2: in bici a Mundenhof
Tappa numero 1: il noleggio delle bici. Dall’Italia, con un faticoso scambio di email NON degno dell’organizzazione militaresca del paese, e che forse avrebbe dovuto insospettirci sul servizio che avremmo ricevuto, avevamo prenotato una bici con seggiolino per me e una bici per Ale con annessa add-bike, una biciclettina per bambini che ha solo la ruota dietro, pedali e manubrio, e si attacca ad una bici da adulto con un tubo anteriore. Ci fanno firmare mille fogli, dare un cospicuo deposito (che si aggiunge al già cospicuo costo del noleggio, 106 eur per 3 giorni per la famiglia).
Sbrigata la burocrazia, partiamo percorrendo piacevolissime piste ciclabili dentro e fuori città, passando in mezzo ai campi di grano in un percorso che, appena fuori dal contesto urbano (a circa 7 km dal centro), ci conduce a Mundenhof, un grande parco di animali gratuito. Non uno zoo in senso stretto con piccole gabbie: animali magari non particolarmente esotici, ma ospitati in giganteschi recinti. Il tutto farcito da un altrettanto gigantesco bier garten, che offre birra e cibo di vario tipo: c’è il chioschetto che serve la specialità locale, flammkuchen (tarte flambée dall’altro lato del Reno), una deliziosa pizza bianca con formaggio filante e pancetta; un chiosco con gelato prodotto lì presso la fattoria, e l’immancabile set di cibo teutonico: wurstel di vari colori e cotture accompagnati da crauti e patatine, cotoletta (wiener schnitzel), pezzi di torta da mezzo chilo ciascuno, ecc.
Il percorso si snoda tra un recinto ed un’area giochi, così i bambini ogni tanto trovano tregua alla loro odierna pigrizia (mh, non mi sembra di avergli dato bromuro a colazione…) fermandosi a giocare a cavalcioni di un grande tubo di cemento a forma di drago, o su e giù per scivoli e giochi d’acqua (un must in Germania, ce ne vorrebbero di più nei parchi pubblici nostrani!). Ci sono anche alcune dimostrazioni, tipo impressione a caldo del nome su ferro, cottura seduti attorno ad un fuoco, come ad un campo base, di una pagnotta di pane posizionata all’estremità di un lungo spiedo.
Prima di rientrare facciamo un breve detour al vicino laghetto di Opfinger, dove Marco azzarda un bagno.
Si riparte: dopo un breve tratto, cominciano i problemi: più volte scende la catena (della bici) e di conseguenza comincia anche a noi a “scendere la catena”. Il tutto culmina, in zona al di fuori di ogni sospetto, piena pista ciclabile di asfalto liscissimo, in una foratura della bici di Ale. Non è stato un sassolino o uno spillo: il copertone si è letteralmente disintegrato, sgretolato. Presi dall’entusiasmo della vacanza e del giro, la mattina non avevamo dato troppo peso alla cosa, pur vedendo che al deposito a noi avevano dato questa bici-catorcio, mentre altri uscivano con bici nuove di zecca… Fatto sta che il copertone era vecchio ed in totale stato di degrado, ed ha ceduto. A quel punto, conducendo le bici a mano, ci riavviamo mestamente a piedi verso l’appartamento. I bambini sono stati eccezionali: senza fiatare hanno camminato per 4 km. Hanno capito che la situazione era difficile e non si sono lamentati un solo istante!
Giorno 3: Friburgo
Non la terrò lunga, ma in sintesi: Ale si reca prima dell’apertura al noleggio. E qui il maniacale rispetto del protocollo tedesco ci si ritorce contro. Mostra la bici e si mettono al lavoro per ripararla, sostituendo camera d’aria e copertone. Noi però avevamo in piano, il giorno dopo, di andare a Colmar, che si trova in Francia, ad oltre 40 km da Friburgo, e non potevamo permetterci di viaggiare per 40 km, con i bambini, cambiando persino stato, con una bici in cui una delle ruote era esattamente nella stessa situazione in cui il giorno prima si trovava l’altra, poi esplosa. Non chiediamo molto: educatamente, ma fermamente, Ale chiede, tenuto conto della situazione, che siamo con bambini piccoli, che abbiamo pagato per il servizio, che abbiamo prenotato le bici con largo anticipo, ecc. ecc. che sebbene formalmente l’altra ruota non sia disintegrata, cambino anche quella, perché il rischio che facesse la stessa fine, a giudicare dall’aspetto e dalla consistenza, era altissimo. Niente, non c’è stato verso, sono stati ottusamente irremovibili. “Noi tice che ruota fa bene, qvindi tu tiene ruota cozì com’è” (resa italo-tedesca della conversazione in inglese). Altre bici o altre soluzioni (seggiolino, carriolino) ci dicono che non ne hanno disponibili al momento, che è tutto fuori. Risultato: restituiamo entrambe le bici (che dovevamo fare, andare io e Luca in bici, ed Ale e Marco correrci dietro a piedi?) e l’unica cosa che otteniamo, dei 106 euro sborsati, sono 20 miseri euro, quasi una carità per noi rompiscatole italiani.
A volte all’estero guardo con imbarazzo ai comportamenti dei connazionali, ma in casi come questi rivaluti completamente la flessibilità di capire, al di là delle regole, e venirsi incontro, tipica di noi popoli mediterranei.
Fortunatamente per quel giorno avevamo pensato di restare in città, quindi la mancanza delle bici non ci scombussola irreparabilmente i piani. Facciamo i turisti in senso classico, visitando il Duomo e salendo sull’altissima torre (dove scopriamo che dall’oggi al domani Marco ha deciso che soffre di vertigini, boh, oggi va così!). Poi prendiamo una simpatica funicolare, SchlossBerg Bahn, che ci porta su una montagnola (lo SchlossBerg) da cui si possono fare passeggiate e vedere la città dall’alto. Un breve tragitto conduce ad una torre in ferro panoramica (per la gioia di Marco…), poi scendendo si incontrano alcuni parchi giochi e l’immancabile bier garten, anch’esso in posizione panoramica, per la birretta quotidiana (noi) e la quotidiana porzione di patate fritte (loro).
Giorno 4: Colmar
Per fortuna l’organizzazione tedesca torna ad essere nostra alleata: in mancanza delle bici, scopro che c’è una combo dei trasporti locali, che per 24 eur tutta la famiglia, andata e ritorno, include il treno da Friburgo al confine (al di qua del Reno) e da lì autobus (il ponte ferroviario sul Reno fu abbattuto durante la seconda guerra mondiale e mai più ricostruito) fino a Colmar.
Colmar è una cittadina deliziosa, da cartolina. Vicoli e strade brulicanti di gente, i classici negozietti di souvenir e cianfrusaglie varie, ristorantini e bistrot. L’architettura tipica sono queste maisons à colombages, case con intelaiatura a traliccio, ben visibile sulla facciata esterna, i cui primi esempi sono di epoca medievale.
Consultando gli eventi del periodo, avevo scoperto che in quei giorni c’era, presso il complesso fieristico, una grande fiera del vino, con esposizione e degustazioni di vini alsaziani e ampio spazio giochi (questo promuovevano sul sito) per i bambini. A fine giornata decidiamo dunque di fare un salto. Le foto e la descrizione sul sito erano promettenti e quando l’autobus ci lascia all’ingresso della fiera, nel grande piazzale esterno scorgiamo un esercito di giganteschi gonfiabili. Ma non è tutto oro quello che luccica…:
1) scopriamo che il costo di ingresso di 6 eur non da diritto a nemmeno uno straccio di degustazione gratuita. Se vuoi assaggiare i vini, devi pagare: 1 euro per ogni bicchierino microscopico, e cauzione del bicchierino stesso.
2) i bambini pagano 1 eur d’ingresso. Considerato che non gliene frega granché di assaggiare vino o visionare arredamento da giardino, penseresti che siano per quella favolosa area giochi, che ovviamente hanno già visto da fuori ed in cui non vedono l’ora di entrare. No!! NEIN!! Spaliato! L’area giochi è a pagamento e comporta l’esborso di 5 ulteriori eur a bambino!!! No comment.
Giorno 5: Europa Park
Ok, questa volta niente brutte sorpese! Si va ad Europa Park!!! I bambini ogni giorno (anche prima di partire) ci chiedevano quanti giorni e quante notti mancassero al giorno in cui saremmo andati ad Europa Park, e oggi è finalmente quel giorno. Acquistiamo a 24 eur a persona (escluso Luca che viaggia gratis) un biglietto combinato da 3 giorni (Welcome Card) dei mezzi pubblici, che da diritto a muoversi in treno, bus, tram in tutta la regione di Friburgo, compreso anche l’accesso alla Funivia Schauinsland, la più lunga di Germania. Europa Park è appena fuori dal raggio di copertura della card, ma anche qui c’è un magico biglietto combo, che copre il costo del treno dall’ultima stazione di zona a quella più vicina ad Europa Park + l’autobus che ti scarica davanti all’ingresso principale.
Mai scelta si rivelò più azzeccata! Arriviamo alla stazione circa all’orario di apertura del parco. L’autobus arriva dopo pochissimi minuti. In breve ci ritroviamo vicino ad un cavalcavia che condurrebbe alla strada principale di accesso al parco. Sotto al cavalcavia, mega-autostrada a 6 corsie, tutta completamente bloccata in entrambe le direzioni di macchine che si riversano sul Parco.
Niente paura, ci pensa super-autista! Con un’abile manovra cambia direzione facendo inversione in una stazione di servizio et voilà, si infila…nella pista ciclabile!!! A onor del vero lungo il tragitto incontriamo un’altra auto nell’altra direzione ed un trattore, quindi forse qui usa così: se c’è fila sulla strada principale, i più furbi si mettono sulla ciclabile, ma in autobus!!!
Morale: arriviamo al Parco (con biglietti acquistati online e già stampati, quindi senza dover far fila alle casse) prima che la masnada di passeggeri delle auto in fila riesca anche solo ad avvicinarsi ai parcheggi, e così ci fiondiamo subito nelle attrazioni che, sapevamo dalla volta precedente in cui eravamo stati due anni fa, erano le più gettonate. Niente fila ed abilmente inanelliamo una dietro l’altra un filotto di giostre ed attrazioni. Trenini, gondole, barche sparatutto, torri, folletti, canoe, barcone pirata, dinosauri, macchine antiche, macchine inventate, mongolfiere, che altro? Non ci facciamo mancare NULLA!! Riprendiamo il treno che sono già ben oltre le 20. Giornatina!!
Giorno 6: Schauinsland Bahn
Il giorno dopo decidiamo (forse incautamente, vista la sfacchinata del giorno precedente) di prendere la funivia Schauinsland e farci una scarpinata in montagna. L’autista del tram per Schauinsland (si, si arriva in tram in ¼ d’ora circa, dal centro di Friburgo, alla funivia che poi porta ad oltre 1200 mt. sul livello del mare!) ci avvisa che la Funivia è temporaneamente chiusa.
Uffa! Ma che succede! La nostra fiducia-fobia nell’organizzazione e puntualità teutonici comincia a vacillare! Andiamo al punto informazioni della rete di trasporti pubblici, dove di informazioni non ce ne sanno proprio dare. Dapprima rispondono: “No, scherzi! La funivia è in funzione”. Poi su nostra insistenza si degnano di verificare, fanno telefonate varie e giungono alla conclusione che la funivia è effettivamente in manutenzione (ah, notare che in un centro informazioni di una città con turismo internazionale a mala pena sanno esprimersi in inglese! Lo so che anche in Italia è così, ma pensavo che l’iperorganizzata Germania si fosse organizzata anche in questo…). Pare che però verso le 12 riprenda a funzionare, quindi prendiamo un tram successivo e andiamo.
Quando finalmente, dopo un po’ di attesa all’ingresso, annunciano la ripartenza, arriviamo alla biglietteria e la signora, scorbutica, ci rimprovera perché non abbiamo messo il nome nelle card. E daje.
Nel mezzo della salita la funivia, evidentemente non operativa ancora al 100%, si ferma, con avviso dal centro di comando propagato agli altoparlanti interni alle cabine, che c’è un problema, di attendere e che verrà presto risolto… Beh, che altro dovremmo fare?! Rievochiamo allegramente Frozen, il film sul fatto realmente accaduto di alcuni ragazzi rimasti intrappolati nella seggiovia di cui furono trovati giorni dopo i resti, mangiati dai lupi…. Per fortuna a noi è andata bene, se siamo ancora qui per raccontarlo, come diceva nella Pimpa Colombino, nipote dell’aventuriero zio Gastone.
Arrivati in cima, troviamo una bella e ben segnalata rete di sentieri. C’è un anello che si può fare più o meno esteso, tranquillamente a portata di bambini (o per lo meno di bambini che non sono stati ad Europa Park il giorno prima!) ed altri sentieri che agganciano vette e rifugi dislocati in varie zone. Il percorso ad anello è carino: si fa tappa all’immancabile torre panoramica, poi lungo il sentiero s’incontrano sculture-gioco (es. un albero girevole intagliato a forma di faccia, o una statua in legno tipo rosa dei venti, ed anche altre cose un po’ più macabre (tipo un monumento fatto erigere dalla gioventù hitleriana ad un gruppo di scout inglesi periti, poco prima della II Guerra Mondiale, in quelle Montagne durante una bufera di vento e pioggia). Lungo il percorso c’è anche una miniera, con visite guidate bardati di elmetto sul trenino dei minatori. I bambini però sono insofferenti e la visita è in tedesco, quindi lasciamo perdere.
Quella sera ci eravamo ripromessi di non rientrare tardi, così facciamo ritorno presto a casa per una doccia e finalmente facciamo la famosa uscita serale, con cena (per la verità nel ristorante annesso al birrificio locale, a 40 metri da casa, Feierling Brauerei), passeggiata e coppa di gelato (per Luca quello del Mac perché in Germania non c’è verso di trovare il fiordilatte!).
Giorno 7: Titisee
Il giorno dopo, approfittando della nostra card, andiamo in treno al Titisee (ci si arriva in poco più di mezz’ora).
Si tratta di una delle principali e più amene destinazioni turistiche della regione. Paesino carino con tanta gente, grande lago balneabile con acqua verde ma trasparentissima e nemmeno troppo fredda.
Prima di andare al lago facciamo una deviazione per un grande Parco Acquatico, dove avevamo letto che il venerdì, per le famiglie, c’è una promozione per l’ingresso alla zona scivoli. I bambini sono gasati, glielo abbiamo detto dal giorno prima. Ma, arrivati lì, con notevole disappunto scopriamo che questa offerta è valida soltanto fuori stagione, cosa che onestamente non era del tutto chiara nelle brochure… Complimenti! L’ingresso per tutti e 4 (anche Luca di 4 anni pagherebbe prezzo intero) senza promozione sarebbe 44 eur per 1,5 ore, o 56 eur per 3 ore! Facciamo dietro-front e ce ne andiamo allo stabilimento balneare in riva al lago (li chiamanoStrandbad), che per un totale di 10 eur ci da accesso ad un grande parco ombreggiato con piscina olimpionica, piscina dei bambini con scivolo, scivolo direttamente sul lago e area giochi (sabbiera ed altro). Poca spesa, molta resa.
Passiamo la giornata lì, tra un tuffo nel lago ed uno nella piscina (riscaldata!!). Verso sera ci asciughiamo e vestiamo ed andiamo nella strada principale del paesino, dove si svolge laSeenachts Fest, una festa di mezza estate sul lago, con intrattenimento (musicale e per bambini), chioschi e stand di cibo e birra e fuochi d’artificio finali. Tra un ballo, qualche gioco di abilità e il trucca bimbi la serata scivola via. Non arriviamo però a vedere i fuochi, stanchi prendiamo il treno prima, infondo il giorno dopo ci attendeva la sfacchinata per tornare a casa…
Essendo una rubrica di viaggio con i bambini, forse dovrei omettere le conclusioni a cui siamo giunti al termine di questo viaggio, per non scoraggiare altri avventurieri come noi…ma, forse…, i nostri figli ora hanno un’età (4 e 6) in cui ciò che li diverte di più è stare insieme ai coetanei, facendo castelli di sabbia o rincorrendosi ed altre cose semplici come queste, per le quali non occorre prendere decine di mezzi, fare migliaia di chilometri e programmare chissà quali straordinarie escursioni e gite; quindi, credo che il prossimo anno dovremo riconvertirci di conseguenza… studieremo qualcosa che stia comunque nel mezzo, perché siamo pur sempre in 4, ci sono loro ma continuiamo ad esserci anche noi! ;-): il nostro percorso dovrà necessariamente passare per una riscoperta dell’Italia, che offre così tante opportunità e dove i bambini possono trovare loro coetanei che parlano la stessa lingua…
Ogni cosa a suo tempo: sono certa che tornerà il momento dei viaggi di scoperta ed itineranti, il seme lo abbiamo innestato e credo che, nei tempi e modi più naturali, crescerà, ma ora forse dobbiamo riavvolgere le vele e gettare per un po’ l’ancora e forse, chissà, potrebbe essere un’occasione anche per noi per usare le vacanze per quello a cui di solito servono…riposarsi e riprendere le energie!
3 Commenti
bellissimo post e bellissimo viaggio! complimenti ciao Clara
Grazie Clara!
Grazie Clara,
questo post l’ha scritto Elisa Foschini
amica e musa di viaggi con o senza bimbi!