(sOmE)thingS
a cura di Giusy Celestini
Mai come in questo periodo sono stata attraversata da una moltitudine di sensazioni e stati d’animo differenti tra loro. Alterno fasi di assoluta stasi e riflessione a entusiasmi irrefrenabili e bimbi. E la cosa fantastica di tutto ciò è il fatto di trovarmi perfettamente a mio agio in questo strambissimo altalenarsi di sorrisi e musi lunghi, quasi fossi sempre stata così, come se tutto ciò mi appartenesse da sempre. Rincuoro coloro che stavano già per mettermi nel libro nero dicendo a voce alta che NO, non sono esattamente questa miscellanea incombente e spesso ingombrante di umori impazziti ma che, nel regime sano del trovare il bello in ogni cosa, mi ci adatto e sorrido. A volte a denti serratissimi ma l’impegno ce lo metto sempre.
Viaggio con la fantasia più del dovuto (ammesso ci siano dei limiti consentiti dalla legge) e faccio dei voli pindarici da far invidia alla mia proverbiale e mai superata paura del vuoto. Il bello di questi miei voli è l’atterraggio, che mi vede piombare in luoghi meravigliosi e inaspettati. Di recente accade spessissimo, per fortuna. Forse è proprio per questo che mi sento per certi versi fortunata a vivere un periodo della mia vita non ancora ben definito.
In uno dei miei straordinari ritorni alla realtà, per l’appunto, ho incontrato la pagina Facebook di una creativa capace di catturare completamente l’attenzione, riempiendo gli occhi di stupore e bellezza. Lei è Pamphlet.
Dietro questo nome che mi ha subito ispirato delicatezza e garbo, c’è tutta la meravigliosa creatività di Greta Bellini.
Pamphlet nasce circa quattro anni fa come pretesto per fuggire all’ordinarietà di un impiego di lavoro con pochi sbocchi verso la fantasia, come spesso accade a molti di noi. Il desiderio di creare che Greta custodiva era talmente prepotente e fiero da esplodere in un tentativo di realizzazione, che arriva, dapprima, mentre lei è ancora un’impiegata come tante, lasciandole guadagnare consensi sin da subito, per lei del tutto inaspettati. Poi, grazie ad un incontro rivelatore con una giovane artista che viveva delle sue creazioni ed era estremamente felice e soddisfatta (molto più di quanto lo fosse lei, con un lavoro sicuro in tasca), decide di fare il grande salto: lasciare il suo impiego e tentare di liberare completamente Pamphlet nel pieno delle proprie capacità ed ispirazioni. Arrivano, quindi, le partecipazioni a mercatini e fiere espositive, dove timidamente tutto prende forma e concretezza. Lo stupore di Greta è grande: Pamphlet inizia a farsi conoscere e riconoscere con stima e pregio. Ed è sorprendente pensare che le sue stupende creazioni sono realizzate semplicemente in cartapesta. Pagine di vecchi libri o stampe colorate, alcune del tutto inedite e altre realizzate a mano in tiratura limitata, fanno poi il rivestimento del tutto, dando luce a spettacoli degni dell’occasione migliore come del desiderio costante di riconoscersi in qualcosa di unico e prezioso. Il riutilizzo e la scelta di attingere al passato attraverso colori e stili che rimandano a qualcosa di vissuto e caro, danno l’idea di sentirne l’odore, di carpirne all’istante la bellezza, di vedere Greta circondata da vecchie stampe e libri d’epoca, come in un laboratorio di un tempo lontano. Io stessa ne sono rimasta incantata e stregata (essendo i pois una mia immensa passione e un suo tema ricorrente), tant’è che ho fatto spesucce da lei, impazzendo letteralmente nell’accorgermi che, dal vivo, le sue cose sono belle oltremisura!
Approda su Facebook con una pagina dedicata al suo nuovo impiego (www.facebook.com/pamphlet) e nel giro di poco tempo, raggiunge gli oltre duemilaseicento consensi, dato destinato a svettare smisuratamente.
Io ho voluto incontrarla virtualmente (anche se un tè caldo in una caffetteria d’altri tempi, avrebbe fatto al caso nostro) e farmi raccontare da lei tutta la sua bellezza:
Ciao Greta, benvenuta in (some)thingS.
Ciao Giusy, grazie!
Sono curiosissima e ti chiedo subito: da dove nasce il nome Pamphlet?
Il nome “pamphlet” me l’ha suggerito un caro amico. Il suono dolce della pronuncia (“pamflè”) mi ha subito catturata, ma è il significato che ho trovato calzante, quasi come se parlasse di me: “Il pamphlet è un genere letterario situabile tra lo scritto polemico e quello satirico. Tendenzialmente l’autore del pamphlet presenta il proprio testo come uno sfogo estemporaneo, come una reazione viscerale di fronte ad una situazione insostenibile”.
La manualità è innata in me, ma in un certo periodo della mia vita è diventata una vera e propria esigenza, una ribellione alla monotonia quotidiana, quasi una protesta. Quale nome più adatto se non “Pamphlet”?
Puoi raccontarci di preciso come nascono oggi e come hanno preso vita sin dagli inizi le tue stupende creazioni?
La mia tecnica è il frutto di un’idea nata per caso 4 anni fa dopo aver fallito nel tentativo di creare dei “burattini”. Con la cartapesta avanzata, ho modellato dei cuori che poi ho ricoperto con la carta di un vecchio libricino di opere liriche. L’amore per le cose vecchie, i mercatini di antiquariato e tutto ciò che ha una storia, ha dato così origine alle prime spille, dal sapore romantico e retrò.
Oggi le mie creazioni sono la naturale evoluzione di quella tecnica: una carta ingiallita, un abbinamento, un viaggio, un racconto, ogni cosa se osservata attentamente può essere lo spunto per qualcosa di personale.
Trovo estremamente deliziose le tue collane, che prendono vita spesso da parole scovate da vecchie favole dimenticate o da poesie meravigliose. Ti sei lasciata ispirare da qualcosa in particolare, da un testo preciso, da una passione per la letteratura (a tal punto da volersela portare addosso) o più semplicemente dalla carta vecchia e dal fascino che inevitabilmente suscita in ognuno di noi?
E’ indiscutibile il fascino che ha su di me la carta ingiallita dal tempo e per questo amo utilizzare solo carte originali.
Amo la letteratura e appunto, la poesia, ma l’idea di “indossarne” una mi è venuta sfogliando un quotidiano degli anni 20 in cerca di vecchie pubblicità. La poesia a centro pagina era troppo carica di significato e non potevo non farla rivivere in qualche modo. Da qui la sfida, riuscita, di trasformarla in una collana.
Quanto è stato complesso (se lo è stato per davvero) lasciare il tuo impiego di lavoro per dedicarti completamente a Pamphlet?
Ho scelto di lasciare il mio vecchio impiego senza alcun rimpianto, ma non nego che i dubbi dei primi tempi sono stati fonte di tanta insicurezza che ho faticato e fatico tuttora a superare. La passione, la forza di volontà e i consensi che tante persone mi regalano però, sono da stimolo per continuare e migliorarmi ogni giorno.
In tutta sincerità, ripensandoci oggi, reputi sia stata la scelta più giusta? Sei quindi soddisfatta appieno della dedizione totale e costante che hai riservato a Pamphlet o in parte rimpiangi quella sicurezza economica di prima?
Ripensandoci oggi sono pienamente convinta della scelta che ho fatto.
Ho lavorato per anni come impiegata in vari settori, ma spesso l’impossibilità di dire la mia mi frustrava a tal punto da interrompere più di una volta quella determinata situazione lavorativa per poi però passare ad un’altra realtà del tutto simile, o quasi.
Come giustamente evidenzi tu, questo lavoro (che fatico tutt’oggi a definire tale) richiede dedizione totale, ma le soddisfazioni che ne puoi trarre sono talmente tante che a volte mi chiedo perché io abbia aspettato così tanto ad imboccare questa strada. La realtà è che se non sei circondata da persone che credono in te, ti supportano e ti spingono a “buttarti” molte volte il passo non è così scontato.
Sono anche convinta che la crisi che sta attraversando il nostro paese, da un certo punto di vista possa diventare per alcuni un’opportunità, uno stimolo a giocare da subito la carta del rischio, tentando una strada che forse non si sarebbe mai intrapresa prima, quando si poteva contare sulla sicurezza del posto fisso.
Mi piacciono particolarmente gli accostamenti di colori che fai: il rosa antico e il rosso, il verde petrolio e il giallo scuro, il viola e il verde prato, il turchese e il giallo oro. Greta è solita farne uso, nei propri abbinamenti quotidiani (di abbigliamento, di accessori, etc.), o è un estro che vanta esclusivamente Pamphlet?
L’accostamento dei colori è un’attitudine quasi maniacale e oserei dire che è la parte che più amo del mio lavoro.
Più che nell’abbigliamento questa passione traspare dalla mia casa. L’armonia degli oggetti, i contrasti tra moderno e vecchio, colori caldi e freddi: ogni cosa è al suo posto e ha un perché. La mia pignoleria è davvero eccessiva!
Un’altra mia infinita passione, oltre i pois e i colori abbinati come non si penserebbe, sono i Peanuts. Raccontami come nasce la serie a loro dedicata.
I Peanuts li amo da sempre, da quando a scuola avevo solo i loro diari a quando compravo “Comix” nei primi anni 90 quasi esclusivamente per leggere le loro strisce. La serie a loro dedicata in realtà però è nata dopo aver “omaggiato” un’altra mia grande eroina: Mafalda. Di lei adoro l’irriverenza, quell’essere ribelle e contestataria, quelle sue domande disarmanti che non possono lasciare indifferenti.
Anche in questo caso, nonostante l’apparente scelta “comune” della carta a fumetti, l’idea era quella di dire qualcosa, attraverso il significato iconico che hanno questi amatissimi personaggi.
Oggi sei una realtà di Facebook. Pensi che prenderai in considerazione l’idea di entrare a far parte di una piattaforma e-commerce tra quelle disponibili attualmente?
Esistono numerose realtà di e-commerce interessanti e che mi piacerebbe valutare, ma al momento, collaborando con alcuni negozi, credo sia opportuno portare avanti alcune scelte nella maniera più corretta e coerente possibile. Più avanti chissà!
Hai in programma prossimi appuntamenti dove venirti ad ammirare dal vivo?
Al momento non ho fissato alcun appuntamento per la “bella stagione” ma il prossimo mese sicuramente inizieranno a comparire le prime date sulla mia pagina Facebook pamphlet. Gennaio e febbraio sono mesi di transizione, ma necessari per ricaricarsi e sviluppare le idee accumulate nei mesi precedenti quando il tempo per metterle in pratica era tiranno!
Da 1 a 10, quanto è felice Greta di questa nuova vita? E Pamphlet?
Da 1 a 10 Greta è felice 10 perché si alza il mattino serena e in pace con sé stessa. Pamphlet? Per Pamphlet ogni giorno è una sfida, a volte mette troppe cose in discussione ma va bene così.
Cosa consiglieresti a tutte coloro che desiderano oggi realizzarsi in un’impresa che sia propria ma che non hanno il coraggio di farlo?
Un consiglio? Fatelo se amate davvero il lavoro che volete intraprendere, se avete accanto qualcuno che vi sprona anche quando vorreste mollare, se obbedire non fa per voi, se avete un’idea in cui credete e pensate che valga la pena di portare avanti.
Ti saluto chiedendoti un tuo pensiero portafortuna, o un tuo efficace schiacciacattivipensieri.
Non ho pensieri portafortuna, però ogni tanto mi piace ripetermi una citazione di Robert Kennedy, che ho anche scelto come manifesto per la mia pagina Facebook: “C’è chi guarda alle cose come sono e si chiede “perché”. Io penso a come potrebbero essere e mi chiedo “perché no?”