Shhhht.
Questa settimana vorrei solo fare silenzio. Ho sentito tante di quelle chiacchiere dallo scorso venerdì che credo che sia l’unica soluzione, nel mio piccolo. Un po’ di silenzio. Tanto rumore, assordante, fastidioso, intollerabile, preoccupante.
Non ero a Parigi in queste ultime due settimane ed inutile dire comunque come l’abbia vissuta, anche se da quaggiù. Connessa da un filo e dal telefono con le persone care della mia vita. Un’amica ha perso un compagno di università, altre persone molto importanti per me sono state bloccate fino all’alba in un locale pubblico non capendo cosa avvenisse a pochi metri. Panico, falsi allarme, sirene e terrore anche nelle ultime ore.
Ho vissuto in quelle strade e le ho percorse milioni di volte, come tantissime altre persone. Non voglio dire altro.
La vita va avanti, i parigini ancora lo scorso gennaio mi hanno insegnato che bisogna essere uniti e non avere MAI paura! Ed ecco che voglio raccontare di lei, un personaggio surreale ma che mi ha accompagnato durante il mio primo trasferimento nella Ville Lumière: Amélie Poulain.
Più di 7 anni fa presi il mio primo ostello senza nemmeno mai essere stata nella capitale, in Rue des Martyres, vicinissimo ad un locale conosciuto dei primi dell’800, il Divan du Monde. Avevo scelto come prima base il 18ème arrondissement e Montmartre solo sognando Amélie, la protagonista del film di Jeunet: la ragazza con gli occhi grandi da bambina, caschetto nero e curioso, con cappottoni maschili e Dr Martin’s basse ai piedi.
Gonne al ginocchio o lunghe, corte o a pois, i vestitini anni ’50 e dalle forme e tessuti morbidi sono un must nel suo guardaroba. Il sopra sempre molto semplice, golfini classici verdi o rosso o porpora, o magliette di cotone e camicie un po’ vintage. I colori sono fondamentali. Di verde e rosso sono anche gli interni dell’appartamento di Amelie e sono ricorrenti nel film.
Il verde simbolo di armonia e serenità, il rosso di amore e passione.
Un film che parla di autoanalisi ma anche di crescita. E che si conclude nel migliore dei modi, con l’amore che sarà lo slancio per correre verso la vita ed il suo senso. Proprio quello di cui ha bisogno Parigi in questi giorni.
Filastrocca di un’altra età di Yann Tiersen
RIEN N’EST SI BEAU QUE CE PARIS QUE J’AI