Lo confesso ho preso una piega a volte troppo disincantata, che mi porta ad attaccarmi meno alle cose materiali, a ridimensionare un muso lungo o una cazziata e soprattutto ridimensiona in me la portata di ciò che mi accade o che vivo.
Ecco che vado dicendo che “non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere”, in realtà il margine di crescita che il mio lavoro retribuito, intravedo, abbia mi fa fare silenziosi saltelli di gioia sul posto. Molto ho da fare ancora, molto voglio studiare, sperimentare e padroneggiare MA sto facendo focus su dove e come voglio camminare o correre verso la me “animal laborans”.
Mi piace la visione che Sennet propone nel suo libro “L’uomo artigiano” secondo cui «L’animale umano che lavora può trovare arricchimento nelle abilità tecniche dell’artigiano e dignità nello spirito del suo mestiere».
Esperire come mestiere cosa significa?
Cercare UNA FORMA e UN PROCEDIMENTO cioè cercare delle pratiche di esperienza.
Sennett sa che presentare l’esperienza in termini di tecnica può suscitare disapprovazione in molti ma sottolinea che inevitabilmente ciò che l’uomo fa con il corpo, determina chi è : «Mi rendo conto che l’idea di pensare l’esperienza in termini di tecnica può suscitare perplessità. Ma ciò che siamo discende direttamente da ciò che il nostro corpo sa fare».
Ma la riflessione che più sottoscrivo è:
L’artigiano non è solo un mestiere, ma anche uno stile di vita, un modo diverso di percepire il lavoro. L’artigiano lavora per realizzare se stesso nel lavoro compiuto.
Separare la mano dalla mente produce una diminuzione delle qualità intellettuali del lavoratore stesso, portandolo in un circolo vizioso ed infelice.
L’artigiano é colui che come lavoratore sa recuperare sia la capacità di immaginazione che il concetto di pratica corporea: «Tutte le abilità, anche le più astratte, nascono come pratiche corporee; la seconda, l’intelligenza tecnica, si sviluppa attraverso la facoltà dell’immaginazione».
Il nuovo artigiano moderno deve sviluppare in sé il desiderio di migliorare continuamente la propria prestazione, per poter migliorare anche la sua possibilità di essere soddisfatto del suo lavoro.
Ecco perché prendo sottobraccio la felicità, perché il mio nuovo lavoro “artigiano” mi qualifica, come persona e mi fa intessere per lo più, relazioni sociali con persone così affini alla mia forma mentis, che anche solo “annusandole” sui social come potenziali, sai che con loro potresti pure ballarlo, il ballo del qua qua.
Tra le ultime anime belle che ho incontrato, oggi vi parlo di loro: Enrica e Allegra, loro sono un duo #atuttomareeticaesocial, frizzanti, competenti e puntuali, le conoscete oggi con il loro nome d’arte,”Pirati&Sirene” attraverso l’intervista-ritratto che mi hanno fatto e che mi ritrae tra la lolita e la rock, per svaccarla qui, “tra la Cicciolina e La Courtney Love dei tempi d’oro”, qualcuno ha detto facendomi gongolare parecchietto.
Ne combineremo delle belle insieme sia virtualmente che , come piace tanto a noi, offline, nella vita reale…presto aggiornamenti succulenti: chissàmai non si balli il ballo del qua qua!