“E’ la condizione di trapiantata
che mi fa vivere i luoghi precedenti, già vissuti, ritrovati
come luoghi e spazi della memoria.
Sono immigrata in fondo anch’io
e tutto ha il sapore del ricordo
che qualcosa ammorbidisce
qualcosa addirittura…copre
e quando lo ritrovo quel luogo,
ne rivivo le persone, gli odori, i riti
e osservo
da fuori
spaesata,
mi bussa prepotente
la MIA compagna-malinconia.
Chissà cosa proverò
stasera
quando tornerò lì?
Pensarci prima di arrivare,
nel tragitto in treno o in auto
prepara il mio cuore assottigliato,
secondo me lo predispone già,
ad almeno una mattinata
di vecchia classica paralisi amebica,
anfibica oserei dire,
nuotare in quel fango emozionale
si fa catartico .
Espropriarmi del fango
non mi fa essere fiore! ”
Alessandro Gottardo
riordinando tra il materiale universitario
ecco uno scritto molto vecchio
che sento ancora mio!
4 Commenti
Allora rovistare tra i vecchi libri dell’Università è un pò una mania degli ultimi tempi anche x me! Sarà una fase della crescita, che ne dici?
Da espatriata da più di 20 anni mi ritrovo nelle parole che ho letto e nel fango di cui sopra..
A volte è più forte la sensazione della terra che manca sotto i piedi o delle radici che mancano. Non sono sicura che sia un bene “ritrovare”…ma mi fa pensare questo post e ti ringrazio
per me è stato casuale
sono vicini ai miei libri di didattica per il nido…
ma ogni tanto ritornare a quei tempi fa molto bene!
Io adoro affondare nelle sensazioni
belle ma soprattutto in quelle brutte
le radici sono elastiche cara Cecilia
e ce le formiamo anche da sole volendo