Amare = disegnare la mappa per restare

Giorni fa ho letto questo pensiero nella bacheca di un’amica scrittrice, Manuela Dago e mi sono detta che forse un giorno, me lo tatuerò.

L’amore incantato, lasciamolo agli interpreti delle canzoni nazionalpopolari.

L’amore col prosciutto negli occhi non paga della fatica che a volte si deve fare per restare.

 Sia chiaro, io già so che se resto e perché ancora amo, quando non amo, mollo.

Non credo che l’amore si impari, credo che l’amore debba esistere e che poi possa evolversi, piroettare con variabile intensità nel quotidiano, ma debba essere.

Se non è, non può durare.

Ecco forse perché San Valentino non mi ha mai convinta.

A parte la veste consumistica e baci perugina, non ho mai creduto che ci voglia un giorno per celebrare un amore.

Lo si celebra, restando.

Anche perché spesso a San Valentino “festeggiavo” con qualcuno, con in testa un altro.

Ebbene sì, anima inquieta, fino al Barba, non ho mai trovato che l’uomo della passione corrispondesse con quello della stabilità.

L’uomo della stabilità era statico ma sicuro, l’uomo della passione era montagne russe, sesso sfrenato e dolore sui denti assicurato.

Quando mi sono ritrovata con il Barba, la corrispondenza perfetta dei due mi ha portato a sposarlo.

A volte però può incepparsi qualcosa anche nelle più belle storie d’amore e a parte riacchiapparsi coi denti in nome di quell’amore, c’è poco altro da fare.

Tracciare insieme la mappa per restare…

Se e solo se l’amore resta.

Non si resta per i figli ma per amore.

Trovo che un segnale forte possa essere la sensazione che, in fondo, si ha ancora occhi solo per lui/lei.

E se San Valentino diventa un pretesto per dirselo…ben venga!

Da qui questa idea di un d.i.y. per chi resta: