A cura di Elisa Foschini
Viaggi e coincidenze: sono ciò che mi ha condotto qui, al qui e ora, di ciò che sono oggi, di ciò che ho; ed al qui e ora contingente di questo blog, di questo spazio virtuale.
E’ durante un viaggio, un lungo viaggio (nella durata più ancora che nei chilometri) che ho conosciuto, quasi vent’anni fa (17 ne sono passati per la precisione) quello che poi sarebbe diventato il padre dei miei figli, Alessandro.
Ed è grazie ad una serie di coincidenze che ci siamo incontrati: io, cesenate, iscritta all’Università di Bologna, ma sede di Forlì che (sempre a causa di un viaggio che mi aveva affascinato), scelgo di fare domanda per l’Erasmus a Tenerife, e incidentalmente, potendo presentare due domande, richiedo già che c’ero anche una borsa con destinazione Brighton o Utrecht, in Olanda.
Escono i risultati e sono in graduatoria per entrambe: Tenerife prima (1 posto a disposizione); Brighton seconda (1), Utrecht prima (ne prendono 3). Sebbene avessi presentato la domanda con l’intenzione di andare a Tenerife, alla fine il caso vuole che scelga Utrecht (6 mesi di permanenza contro 3 di Tenerife); e ancora il caso vuole che un amico di università, anche lui della sede di Forlì, sia primo in graduatoria per Brighton e secondo per Utrecht. Insisto tanto perché a quel punto venga con me ad Utrecht, ma sceglie Brighton. E così subentra per Utrecht il quarto in graduatoria…un certo ravennate che…beh, avrei avuto occasione di conoscere! (per la cronaca: distanza Cesena-Ravenna = 30 km)
Ed è in maniera del tutto casuale che una sera, a 1400 chilometri da casa, ad una festa per studenti, un mio compagno di corso, suo di ostello, (di Brighton, vedi gli incroci della vita) ci abbia presentato: basti dire che dopo non più di due minuti stavamo parlando delle gloriose cene a base di cappelletti alla mitica Casa delle Aie (a Lido di Savio, per chi avesse la sfortuna di non conoscerla, nda)!
Conosciuti in viaggio, non potevamo che amare, condividere e coltivare la stessa passione per la scoperta, l’esplorazione. E che sia un’avventura in stile survivor nel Sudovest USA, o un weekend in campeggio sul Lago di Garda; una due giorni di concerti nel più cool dei festival inglesi (Latitude) o una settimana a misura di bambino in Carinzia; che da due, che eravamo inizialmente, siamo negli anni diventati 3 e poi 4, niente ci ha trattenuto dal continuare a viaggiare e, portare con noi, sin da quando erano in fasce, i nostri due piccoli esploratori! La frase che più spesso Marco e Luca gridano insieme al papà è: “Andiamo ad esplorare!”. Dallo zainetto, al passeggino, al camminare con le loro gambe, i nostri piccoli viaggiatori crescono! Da ancora prima a dire il vero! Mentre ero incinta di quasi 4 mesi (ignara, ma questa è un’altra storia) di Marco, che ora ha 6 anni, scendevo a piedi dalla cima del Grand Canyon giù, fino al Colorado River, o mi facevo una due giorni immersa nell’acqua sul fondo di un canyon a Zion National Park, indossando inutili calzini al neoprene per non congelarsi i piedi!
Vorremmo far vedere ai nostri figli quanto più possiamo del mondo in cui viviamo; non vogliamo che lo vedano attraverso i nostri occhi, o che lo sperimentino indirettamente, attraverso tv e racconti, o peggio ancora si rinchiudano in uno sterile provincialismo; vogliamo che scoprano, che sperimentino, che tocchino con mano, vedano con i loro occhi e così avranno gli strumenti, almeno questa è la nostra speranza, per interpretare ciò che li circonda, per dare alle cose il giusto peso e guardarle in prospettiva.
Sono sempre viaggi e coincidenze (e la musica, anche quella immancabile colonna sonora della mia vita) ad avermi portato qui, in questo blog, ospite di Sara.
Nel 2011 abbiamo la malaugurata idea di andare con i bambini (allora di 4 e 2 anni) al Primavera Sound, a Barcellona (vedi post dell’edizione 2013). L’anno prima eravamo stati soltanto con il più grande nel Suffolk, sulla costa orientale dell’Inghilterra, al Latitude Festival, rincorrendo la nostra band preferita, gli scozzesi Belle and Sebastian. Una volta lì, ci eravamo pentiti di non aver portato anche il piccolo: che atmosfera! Tante famiglie con bambini, che li trascinavano nei carriolini colorati di legno. Spazio bimbi sterminato, ambientazione in un parco boscoso, con installazioni artistiche in mezzo agli alberi, le pecore colorate che sono l’emblema del Festival.
Ma il Primavera Sound è in Spagna e non in Inghilterra, da cui gli orari a dir poco assurdi, e per quanto si sforzino di mettere a disposizione strumentazione (come le giganti cuffie che ci hanno fatto ri-incontrare Sara e Giacomo) o spazi per i bambini, non può a priori definirsi kids friendly un festival dove i concerti più belli sono alle 3-4 di notte!
Tra la folla di decine di migliaia di persone, a volte incrociamo lo sguardo di qualche altro temerario (snaturato?!?!?!) genitore che come noi è lì con bambini…ecco, uno di questi sguardi che incrociamo è quello di Sara. Ci mettiamo a chiacchierare perché è piuttosto insolito ritrovarsi, lì in mezzo, due coppie italiane, tutte e due con figli, tra l’altro con gusti musicali molto simili (beh, forse questo era scontato, altrimenti non saremmo stati lì ;P ). Poi dopo un po’ ci si saluta e ognuno per la sua strada…
Passa oltre un anno, ed ecco che il caso, e i viaggi, e la musica, ci mettono di nuovo lo zampino: estate 2012, andiamo a Padova a sentire un’altra delle nostre band-feticcio (mi si passi il termine, anche se pare un po’ morboso): i Flaming Lips. Naturalmente, di nuovo bambinati…con i bambini che indossavano le grandi cuffie gialle del Primavera Sound per attutire i rumori nel caso si fossero stancati o assopiti (anche se onestamente con i Flaming Lips pare impossibile!). E una coppia (bambinata, inutile dirlo), ci viene incontro e ci dice: “Ma voi l’anno scorso eravate al Primavera Sound?” “Si!” rispondiamo noi, e ci ricordiamo del nostro precedente incontro!
Ed il caso vuole che oltre ad incontrarci lì, in quell’occasione comune, abbiamo anche pianificato, ognuno separatamente, di andare nei mesi successivi a vedere una reunion dei Grandaddy (di nuovo viaggio naturalmente, perché col cavolo che vengono a suonare in Italia!). Noi avevamo già puntato la data di Manchester, Sara e Giacomo avevano una mezza idea per la Francia…a quel punto non potevamo più ignorare il caso e ci siamo scambiati i contatti.
E, indovinate un po’? Valigie alla mano, ai primi di settembre eravamo insieme in sala d’attesa per prendere il volo per Manchester, per andare a vedere i Grandaddy! E siccome non solo i bambini crescono ed imparano dall’esperienza, ma anche noi abbiamo imparato a farne tesoro, anche quest’anno ci siamo concessi tutti e 4 un viaggetto, un “ritorno alle origini”, questa volta, mica stupidi, senza i PUPI!
Ed eccomi qui tra viaggi e coincidenze traghettata a qualche giorno fa, ad oggi, al qui ed ora. Cos’altro mi riserverà il futuro? Chissà, lo scoprirò strada facendo. Per ora di certo ho solo una tenda che ci cimenteremo a montare il prossimo weekend per la prima esperienza in campeggio con i pargoli e una settimana al fresco (si spera) nel pieno di agosto nella Foresta Nera quando qui sarà (si spera) una caldera insopportabile!