1 nazione, 2 settimane, 4 persone.
Cosi, ormai un anno fa, inizia la nostra avventura scozzese. Amiamo la Scozia, io ed Ale ci siamo stati già varie volte: Glasgow, Edinburgo, Skye, Mull, Oban, le Highlands meridionali e orientali.
Ognuna meriterebbe un post, anche piccole toccate e fughe di 2 giorni tra un concerto dei Grandaddy e uno dei Flaming Lips, come facemmo nel 2004!
E’ la prima volta che ci avventuriamo in una vacanza “come l’avremmo fatta da soli” ma questa volta portando i bambini! Gli anni scorsi avevamo fatto vacanze si, a modo nostro, ma più a misura di bambini, dove, forse, noi 2 soli non avremmo scelto di andare.
Ma i tempi sono maturi, i bambini grandi a sufficienza (per venirci dietro, godersi l’esperienza e, chissà, forse portarla con sé come uno dei primi, sfuocati ricordi della loro infanzia). Marco 5, Luca 3: i nostri piccoli esploratori in erba!
Via allora! Partiamo con volo Ryan prenotato, come al solito, con largo anticipo per grattare un buon prezzo (gennaio per agosto), ed arriviamo a Glasgow. C’é sempre una prima volta per tutto! In questo caso non si tratta del battesimo del volo per i bambini, ma della prima volta di Ale alle prese con un’auto con guida a destra! Com’é prevedibile l’esordio é piuttosto surreale! Soprattutto le rotonde da prendere al contrario! Tratta autostradale Glasgow-Edinburgo all’ora di punta: un bel battesimo del fuoco!
1° giorno – Edinburgo (Fringe Festival)
In estate, Edinburgo fa rima con Fringe Festival, un festival di arti varie (musica, danza, cabaret, teatro) con performances che si svolgono in piccole location: cortili, teatri off off Royal Mile. La città si riempie di turisti variopinti, artisti di strada e nelle vie principali attori ed artisti promuovono i propri spettacoli proponendone una preview gratis in strada. Così si passeggia tra zombie che ballano al ritmo di Thriller, wanna be soprani poco più che adolescenti in doppiopetto, gente in accappatoio che si accalca in una vasca installata sul marciapiede. Per noi è divertente, credevamo lo fosse anche per i bambini, invece, viene fuori che si rompono da morire! Certi sbuffi e certi musi! Nemmeno il giocoliere li intrattiene (anche perché inopinatamente gliel’avevamo venduto come mago, quindi a fine spettacolo s’incavolano perché non ha fatto magie! .*)
Ci riscattiamo solo trovando un delizioso spazio polivalente con teatro, pub, persino palestra: Pleasance courtyard, dove nel giardino interno hanno allestito un grande spazio bimbi! Loro a giocare coi burattini, noi a goderci una birra…ok, l’inizio non é poi così male!
A proposito, passiamo la notte in un hotel della catena Premier Inn, fuori città in zona uffici/centro congressi, ma ottimamente collegato e con prezzi e soprattutto pulizia e comfort ottimi! Un gioiellino, paragonato allo standard degli alloggi a cui eravamo abituati nel Regno Unito! Con colazioni all you can eat che lascerebbero al tappeto anche il conduttore di Man Versus Food!
2° giorno – in viaggio verso Inverness
É ora, andiamo dove volevamo andare! Abbiamo scelto accuratamente la zona dove alloggiare perché fosse più o meno equidistante da tutte le mete che volevamo raggiungere: centro-Nord, all’estremità settentrionale del lago di Loch Ness.
Con i soliti mesi di anticipo (disponibilità e prezzo!) avevamo trovato e prenotato un appartamento nella baia in cui il fiume Ness si getta nel Mare, Moray Firth; il nome é una promessa: Dolphin Bay Suites. Un edificio d’epoca ristrutturato, nel classico stile vittoriano, che si affaccia proprio sulla baia. Perfetto!
3° giorno – Fort George
Siccome abbiamo macinato dei kilometri per arrivare, decidiamo di lasciare la macchina nel piazzale e fare qualcosa a portata di pied
i: Fort George, un imponente forte militare del XVIII secolo dalla pianta a stella multipla che si trova proprio nel punto più stretto dove la baiaincontra il mare, dove quindi é molto probabile avvistare i delfini, che durante la bassa marea entrano nella baia per riposarsi lungo la costa.
E veniamo subito premiati! Arrivati al Forte dopo una bella camminata costiera di 20 minuti o giù di lì, avvistiamo 5-6 delfini che nuotano e fanno evoluzioni pochi metri al largo: sembra proprio che si stiano esibendo per i turisti! Queste sono le cose che ci piacciono e che ci piacerebbe trasmettere si nostri figli: la natura, nella sua straordinaria bellezza, gli animali, nel loro habitat, dove siamo noi gli ospiti…I bambini apprezzano sia i delfini che la location: ci sono cannoni sparsi un po’ ovunque,
e torrette di avvistamento, così passano ore a giocare agli inglesi e scozzesi, a rotolarsi giù dalle discese erbose, ascoltano persino incuriositi l’audioguida in forma di telefono gigante (ok, lo ammetto, parte del tempo la spendono a fingere di telefonarsi, anziché ascoltare la
guida! :P).
4° giorno – Glen Affric
Senza auto però non si va molto lontano, questo bisogna metterlo in conto! Nonostante le orde di cicloturisti, se si vuole vedere tanto in relativamente poco tempo l’auto non ha rivali!
Glen Affric é uno di quei posti sperduti, raggiungibile tramite una strada sterrata nell’ultimo tratto, rigorosamente single track (una sola corsia per entrambi i sensi di marcia, con saltuari spazi per lasciar passare chi arriva dalla direzione opposta), che proprio in virtù del suo isolamento conserva intatto il fascino della natura selvaggia! La cosa più vicina al Canada che si possa trovare a pochi passi dalla civiltà e a distanza abbordabile d’aereo! Glen nella peculiare terminologia topografica scozzese significa Valle, la vallata del fiume Affric, che in quel punto si allarga a formare l’omonimo lago. Il tipico specchio d’acqua scuro ma limpidissimo, con gli endemici caledonian pines (pino silvestre), reintrodotti in tempi moderni in quei territori dove sorgevano migliaia di anni fa.
Noi genitori ci beiamo del paesaggio (pur dovendo combattere contro la sgradevolissima midge, una specie di piccola zanzara fastidiosissima e presente a migliaia di esemplari).
E i bambini, chiederete voi? Che ci fanno i bambini in uno spazio naturale senza giochi, infrastrutture, consolle? Prendono due rami e due pigne e giocano ai pirati, cucinano per il pirata Barbagrigia, tirano sassi nel lago (se fosse una disciplina olimpica loro vincerebbero l’oro!).
La bellezza dei luoghi sta anche nel saperli costruire a misura propria, farne luoghi della mente oltre che luoghi degli occhi, o delle mani, e dei piedi (perché a questi due giovani esploratori non risparmiamo lunghe camminate per raggiungere i punti di vista più belli, salti agli ostacoli tra i sassi per evitare di bagnarsi i piedi, o al contrario, immersioni nella gelida acqua del fiume!).
Di rientro da Glen Affric facciamo sosta ad Inverness, dove li facciamo divertire un po’, questa volta tra giochi di un’area attrezzata, il bel Whin Park, dove torneremo più volte anche nei giorni successivi! Se c’é una cosa che ci siamo imposti di fare da quando viaggiamo con i bambini, é forzarci, ogni tanto, a tirare il freno, a sospendere la nostra avidità di fare, vedere, scoprire e lasciarli divertire a modo loro, oltre che a modo nostro.
5° giorno – Loch Ness
La quintessenza della Scozia? Kilt, cornamuse e…il mostro di Loch Ness! Ci alziamo con il sole che sembra per la prima volta n
on volerci far compagnia, decidiamo di fare una gita in barca (di quelle a tema “monster hunting”) sul lago Ness. Partiamo con l’impermeabile per poi ritrovarci, proprio nel bel mezzo del lago, con una di quelle giornate di nuvole e luce che filtra di sbieco: il sogno di ogni fotografo!
I bambini scandagliano la superficie del lago con gli occhi, in cerca di segni della presenza del mostro. Marco, il grande, il più sognatore, si lascia suggestionare ed in ogni onda o increspatura vede collo e occhi del mostro; Luca, il piccolo, Mr. Pragmatismo, a fine giro sentenzierà: “Mah, io poi questo mostro non l’ho mica visto…ho solo visto acqua che si muoveva….”.
Il giro include anche una tappa alle pittoresche rovine di Urquart Castle, proprio a picco sul lago. Lì un vecchietto in costume fa p
rovare ai bambini spade, scudi, pugnali e pesanti elmi.
Sulla via del ritorno, tappa ormai quotidiana a Whin Park perché non importa quanto presto si siano svegliati, quanto abbiano pedalato durante il giorno, c’è sempre l’energia per qualche arrampicata sul castello e salto sulle reti elastiche!
6° giorno – Highland Games
Una cosa che volevamo assolutamente fare durante il nostro viaggio scozzese era assistere agli Highland Games, giochi “olimpici” in versione scozzese, con energumeni che fanno il lancio del peso in kilt, intere bande di cornamuse e esili ragazzine che si sfidano nei balli tradizionali.
Avevamo preso nota di tutti quelli che si svolgevano nelle vicinanze, nei giorni in cui ci saremmo stati. La giornata gloriosamente soleggiata, la vicinanza e il fatto che siano ad ingresso gratuito ci fanno optare per i Giochi di Nairn.
All’arrivo, veniamo accolti dal suono delle cornamuse di alcuni ragazzini che si esibiscono di fronte a un giudice severo in mezzo ad un parco. Più tardi nel grande anfiteatro naturale qualche metro più in là, dopo la sfilata di bande con centinaia di musicisti rigorosamente in abito tradizionale, iniziano i giochi veri e propri: tossing the caber (lancio del tronco), Tug-O-War (tiro alla fune), weight for height (lancio di una specie di martello al di sopra di una barra) e altri più standard (salto in alto, gare di velocità).
Che giornata! Di quelle che ti rendono orgoglioso di appartenere al genere umano! La gente, sia quella che partecipa ai giochi, sia quella che assiste, è allegra, semplice. Ci vorrebbero un po’ più giornate come questa, per annientare le vibrazioni negative di certi giorni dove butteresti tutto all’aria!
7° giorno – Munro Bagging, Applecross e la Bealach Na Ba’
Dopo la mondanità degli Highland Games, ci rituffiamo nella natura con un avvicinamento a tappe alla isolatissima cittadina di
Applecross. La mattina facciamo sosta a Torridon, lungo l’omonimo lago. Io e i bambini passeggiamo lungo la riva, in un’area allestita con casine di avvistamento animali (specialmente volatili) e un ampio recinto pieno di cervi; rientriamo dalla passeggiata costeggiando un corso d’acqua (senza naturalmente farci mancare la consueta sessione di lancio sassi!).
Nel frattempo Ale, bardato a dovere, si è lanciato in un’ascesa ad uno dei locali munros (ennesima classificazione topografica scozzese: identifica le montagne più alte di 914 mt), precisamente il Beinn Alligin. Il trekking sui munros si chiama munro bagging, lo scopre facendo amicizia, durante l’ascesa, con altri escursionisti. Torna ore dopo il previsto, quando ormai non sapevo più cosa far fare ai bambini per distrarli in quel fazzoletto desolato di terra, ma è talmente entusiasta dell’avventura che contagia subito anche noi ;-).
Ripartiamo direzione Applecross, attraverso la famosa (famigerata?) super-panoramica Bealach Na Ba’ (Passo del Bestiame), la terza strada più alta di Scozia, che dal livello del mare, ad Applecross, sale attraverso un tortuosissimo percorso fino al valico a 626 mt.
Ci accoglie, all’imboccatura della strada, un incoraggiante cartello, del tipo: “lasciate ogni speranza o voi c
h’entrare” (“a causa dei tornanti e della pendenza questa strada non è adatta ai guidatori inesperti, ai camper o roulotte”). Siccome noi non siamo guidatori inesperti, non abbiamo camper e roulotte, viaaa! Si sale! Divertente, scenografica, a tratti paurosa anche, consigliatissima! Facciamo sosta alla sommità, dove le persone di passaggio hanno sistemato centinaia di cairns (rocce impilate, che da noi vengono chiamate anche ometti e che solitamente servono per orientarsi nei sentieri di montagna in assenza di segnaletica “artificiale”). Sassi/bambini: accoppiata vincente! I miei 3 ometti fanno a gara a chi costruisce l’ometto più alto!
Scendendo si comincia ad intravedere il minuscolo paesino di Applecross, che si affaccia sulla omonima baia. Applecross è poco più che una manciata di case e, soprattutto, un hotel/taverna, l’Applecross Inn, che ci hanno suggerito per eccellenti frutti di mare e simili. Con Ale reduce dalla sua scalata e noi che comunque abbiamo fatto la nostra scarpinata sul lago, gli stomaci reclamano la loro parte! Mentre ai bambini prendiamo un co
mbo kids (pasta o cotoletta + contorno e bibita per cifra x-small), io opto per un granchione ripieno ed Ale crostacei. Gnammmm! Mentre io ed Ale ci polleggiamo sulla terrazza che si affaccia sulla baia, i bambini scendono a riva e si dedicano alle loro attività favorite: lancio sassi, recupero ed utilizzo inappropriato di bastoni, le solite cose insomma!
E un’altra giornata del nostro memorabile viaggio volge ormai al termine…
4 Commenti
“…ma è talmente entusiasta dell’avventura che contagia subito anche noi…”
è l’understatement del millennio: va tradotto in “ac du munrò, se tardava altri dieci minuti lo lasciavamo lì quel culo di piombo”
Ahahah! Devi ammettere che ti ho stupito quella volta! Avrei potuto sottolineare il leggerissimo ritardo con un lieve disappunto, invece, ti ho stupito!! a proposito, ti piace? Sto giro non mi hai fatto da primo critico!!
aveva ragione Corrado. Dovevi fare la giornalista.
E’ veramente molto interessante quanto hai scritto divertente, semplice e piacevole. Condivido il commento di Marilena. Mi auguro che proseguirai in questa abitudine così potremo condividere i tuoi viaggi e farli ……un poco nostri. Ribadisco quanto già detto parecchie volte…siete due genitori meravigliosi…